Il Tar di Palermo non ha mai sospeso l’ordine di demolizione della villetta abusiva di Casteldaccia in cui sabato notte 9 persone sono morte travolte dalla piena del fiume Milicia.
Il Comune, che aveva emesso il provvedimento di abbattimento, avrebbe dovuto demolire l’immobile anche se i proprietari avevano fatto ricorso al tribunale amministrativo contro la demolizione.
L’ufficio stampa del Consiglio di Stato e della Giustizia Amministrativa precisa in una nota che “il Tar Sicilia – Palermo non ha mai sospeso l’ordinanza di demolizione del sindaco dell’immobile sito in contrada Cavallaro a Casteldaccia travolto dall’esondazione del fiume Milicia (decreto n. 1602 del 2011)”.
“Non può sostenersi – scrive in una nota il Consiglio di Stato e della Giustizia amministrativa – che la semplice presentazione di ricorso sia di per sé sufficiente a bloccare l’efficacia dell’ordine di demolizione. In ogni caso, nel 2011 il giudizio al Tar si è concluso e l’ordinanza di demolizione del sindaco non è stata annullata; ne’ il Comune si è mai costituito in giudizio. Quindi, in questi anni l’ordinanza di demolizione poteva – e doveva – essere eseguita”.
“Al mio insediamento – replica l’ex sindaco di Casteldaccia, Fabio Spatafora – non è seguito alcun passaggio di consegne. Sono andato a prendere la relazione di fine mandato del mio predecessore alla Ragioneria del Comune e nessun cenno c’era alle pratiche aperte sugli abusivismi edilizi. Né gli uffici comunali, dal segretario all’ufficio Urbanistico, mi hanno mai informato”.
“Il Consiglio Comunale – aggiunge – non ha mai approvato il regolamento che impone, dopo l’inottemperanza dell’ordine di demolizione, di acquisire il bene al patrimonio dello Stato o di demolirlo e il regolamento non è mai stato portato all’ordine del giorno. Parliamo di un Comune che ha migliaia di richieste di sanatoria e una situazione di abusivismo gravissima”.