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Il caso

Catania, morta per una trasfusione di sangue, indennizzo anche senza cartella clinica

giovedì 24 Luglio 2025
L’impossibilità di produrre documentazione medica su un trattamento terapeutico non può essere imputata alla persona che ricorre, ma alla struttura sanitaria tenutaria che l’ha smarrita. E’ la valutazione del Tribunale civile di Catania che ha condannato il ministero della Salute a pagare un indennizzo di 77.500 euro al marito di una donna morta per i postumi di una trasfusione da sangue infetto la cui cartella clinica era andata perduta.
Il caso riguarda una donna che alla fine degli anni ’80 erano state praticate trasfusioni di sangue infetto durante un intervento effettuato in un ospedale di Catania. La paziente, che aveva contratto l’epatite C poi aggravatasi in cirrosi e adenocarcinoma, è morta nel 2019. Il marito, assistito dall’avvocato Silvio Vignera, ha presentato ricorso, ma non è riuscito ad ottenere le cartelle cliniche con l’annotazione dell’intervento e delle emotrasfusioni perché erano andate perdute durante delle infiltrazioni d’acqua nei locali dell’ospedale. Il legale ha presentato un’istanza al ministero della Salute per ottenere l’indennizzo previsto dalla legge in questi casi. Richiesta negata sul presupposto che mancava la cartella clinica che avrebbe dovuto dimostrare che effettivamente alla paziente erano state eseguite le emotrasfusioni. L’avvocato Vignera ha portato il caso davanti al Tribunale di Catania che ha dato ragione al marito della donna.
     
“Siamo soddisfatti del risultato ottenuto – ha commentato il legale – nonostante partissimo da una condizione molto complessa e sfavorevole per la mancanza della cartella clinica che annota anche le somministrazioni di sangue. Al Tribunale di Catania abbiamo chiesto l’applicazione di un principio che la Cassazione in passato ha convalidato: l’impossibilità di un soggetto di produrre documentazione medica su un determinato trattamento terapeutico non può essere imputata a lui, ma alla struttura sanitaria tenutaria che l’ha smarrita. E il Tribunale ha accolto la nostra richiesta sul ricorso, ammettendo anche la prova per testi. La sentenza è molto importante – ha sottolineato l’avvocato Vignera – perché apre la strada ad ulteriori ricorsi di coloro che, senza cartella, temevano di non poter ottenere giustizia” 
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