“Scateno” De Luca, comunque vadano a finire le amministrative di Messina, tra due settimane, è la ‘nomination’ più robusta che la politica siciliana, quella che fa sintesi tra le scelte dei partiti (sic transeat…) e il voto della gente, ha espresso negli ultimi mesi. “Impresentabile” per la commissione Antimafia alla vigilia delle regionali, cavallo di razza del populismo che molti con sufficienza piccola e provinciale definiscono ‘di ritorno’, è stato accostato a quei demagoghi che hanno una soluzione per tutto e la nascondono con sapienza come nel gioco delle tre carte.
Solo che “Scateno”, la fa vedere sempre la posizione dove finisce la terza carta. Illude il suo interlocutore, lo fa vincere e poi, spesso, con l’insidia depotenziata di chi finisce con il sottovalutarlo, lo stronca. Diciassette processi e due arresti non lo hanno a sua volta stroncato. All’indomani del suo ingresso all’Ars, stavolta, a differenza del passato, è rimasto vestito, ma a messo a nudo i limiti di una maggioranza a cui ha fatto capire, sin dai primi voti’pesanti’, che conviene parlare con lui piuttosto che inseguire poi gli effetti delle sberle del voto d’Aula.
Un ‘personaggione’ per dirla con il lessico integrato di web, social e insulti a orologeria che ormai fanno parte della vulgata di stato. Ma proprio della marcatura leggera, da oggi Cateno De Luca, competitor del centrodestra a Messina per la conquista della città, non beneficerà più. Adesso De Luca diventa il termometro che dovrà misurare la febbre del disagio, la sintesi tra il voto di pancia di origine pentastellata delle Politiche e la ricerca delle soluzione dei problemi sotto casa che l’elettore chiede al proprio sindaco, il vero cittadino vessato 2.0. Mentre ci si affanna a capire il perché di ogni voto, specie quando, nel giro di pochi mesi, non coincidono le premesse e gli effetti, l’elettore cambia segno sulla scheda con la stessa volubile precisione con cui gioca una scommessa, tra un ‘under’ e un ‘over’. Ma non lo fa per superficialità. È diventato questo. Diversifica le scelte, pensa di minimizzare i rischi (le delusioni).
De Luca è un populista di governo, un incrocio tra Accorinti e i sindaci della Prima Repubblica che del cittadino, conoscevano vita, morte, miracoli e indirizzo. De Luca è un neo grillino di centro. In fondo, tanta roba per l’attuale quadro. Per questo non sarà comunque un outsider, ma un protagonista. E prendergli le misure, stavolta non sarà facile. Per nessuno.