Prima di arrivare a Roald Dahl e alla sua Fabbrica di cioccolato senza “ciccioni” né “nani”, ci sono alcune domande a cui bisognerebbe rispondere.
Avete mai letto la storia originale di Cenerentola? Conoscete il vero significato di Cappuccetto Rosso? Sapete che fine fa veramente la Sirenetta?
Se avete oltre 50 anni forse ricorderete che le versioni più antiche di queste fiabe sono tra le cose più traumatiche che vi abbiano mai raccontato.
Dalla Rodopi dell’Antico Egitto, alla Zezzolla della Napoli di Basile, per arrivare alla versione sempre più edulcorata di Perrault e dei fratelli Grimm, in Cenerentola restano diversi momenti di violenza e crudeltà da far rabbrividire. Per non parlare della perdita della verginità in Cappuccetto Rosso, dello stesso Perrault. O di come alla fine si infrangono tutte le speranze della Ariel descritta da Hans Christian Andersen.
Nei secoli, le storie catartiche, tramandate prima per via orale e poi trascritte in fiabe e racconti per fissarle nella memoria di tutti, arrivavano alla morale passando attraverso momenti bui, malvagi antagonisti e crimini compiuti con leggerezza dagli stessi protagonisti, che tanto innocenti poi non erano.
La storia della letteratura per bambini è piena di crudeltà, di orchi mangiauomini, di streghe ammaliatrici, di nani e di bulli. Negli ultimi 100 anni, però, Walt Disney ha ridisegnato l’immaginario fantastico che aveva accompagnato l’infanzia di intere generazioni. E, tra le altre cose, ha dato false speranze a milioni di adolescenti alla ricerca del principe azzurro. Salvo poi evolversi verso protagoniste femminili sempre più volitive e indipendenti. Negli adattamenti animati dei grandi classici, però, ci sono ancora situazioni e personaggi quantomeno politicamente scorretti. Le più recenti polemiche sul bacio senza consenso del principe a Biancaneve hanno fatto sorridere i più. E, allo stesso tempo, hanno iniziato a far riflettere su come, con tutta probabilità, se oggi ci troviamo a vivere in una società piena di contraddizioni la colpa è della mancanza di adattamento delle fiabe al contesto.
Il caso della censura nel Regno Unito dei romanzi di Roald Dahl come La fabbrica di cioccolato e Matilda è solo l’ultimo in ordine di tempo.
“Non crediamo nel politicamente corretto espresso con il cambiamento di quello che è stato scritto nella lingua – afferma Rosanna Maranto, direttore artistico di Illustramente, festival dell’illustrazione e della letteratura per l’infanzia -. Altrimenti, dovremmo censurare anche opere che sono punto di riferimento per la cultura italiana come I Promessi sposi e la Divina Commedia. Lavorando con le nuove generazioni, capita di modificare qualcosa nella lettura, in base a chi sta ascoltando. Ma il vero cambiamento sociale, prima che leggerlo sui libri – ammonisce -, lo dovremmo applicare nel quotidiano, con un costante confronto con gli altri”.