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Centro internazionale di Fotografia: in mostra gli scatti di Strano e Palagonia | FOTO

domenica 3 Marzo 2019
Roberto Strano

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Due mostre fotografiche che sono due viaggi, con prospettive diverse, per raccontare luoghi e storie lontani. Le esposizioni, “Strade senza ritorno” di Roberto Strano e “Intimi di città” di Aldo Palagonia, fino al 10 marzo, sono ospitate al Centro Internazionale di Fotografia ai Cantieri Culturali della Zisa.

In “Strade senza ritorno” Roberto Strano, con 39 scatti, racconta la “drammatica realtà” dell’incidente stradale.

Frutto di un rigoroso lavoro durato più di 15 anni, l’artista ha attraversato il mondo in lungo e in largo documentando il fenomeno degli incidenti d’auto, che con migliaia di morti all’anno rappresentano la prima causa di morte tra i giovani tra i 18 e i 24 anni in Europa.

Immagini di auto ammaccate, vuote, bruciate, che nulla regalano alle mode attuali di un’eccessiva estetizzazione del dolore, ma al contrario con molta delicatezza scuotono come un pugno nello stomaco, per stimolare una riflessione su una realtà che passa troppo spesso inosservata.

Le foto di Strano, nei toni del bianco e nero, mostrano persone come se fossero lievemente appoggiate, senza peraltro esternare dolore o sofferenza in maniera cruda; uno stile che rivela la grande attenzione dell’autore per il rispetto e la profonda considerazione verso i suoi soggetti.

Dal suo canto Aldo Palagonia, in “Intimi di città“, propone un viaggio dell’istinto nei meandri del reale, solito, quotidiano, naturale.

Foto di strada nella strada, dove la bizzarra e inquietante libertà fa capolino nei ceffi, nei volti e nei pensieri dei comuni mortali, in cui si esterna la solitudine sociale, da manifestare, comunicare.

L’io che si cerca nel volto, nella ripetitività di gesti banali, che fungono da allarmi, attese casuali di incontro. Scontro con l’altro che guarda e osserva le reazioni, nell’indifferenza apparente di accadimenti e successioni.

Palagonia si immerge nel cuore profondo dei quartieri e attacca dritto al corpo: il suo obiettivo è casuale ma diventa causale, è un estremo gesto di socializzazione, afferra l’anima dei passanti.

Privi di didascalia i soggetti sono nella scena, lontani dalla tragedia, testimoni emarginati di una situazione, vitali, tanto quanto lo sguardo che li approccia e li sconvolge. Le ombre macchiano la regia dello scatto ed enucleano il fatto, di passaggio, dal basso o dal corner di attuazione. La prospettiva è un punto nel caso, che deturpa. Un istante prima che il luogo si vuoti, che la strada si serri o la piazza sia sgombrata, arriva lo scatto a fermare il momento.

Ingresso libero.

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