Recentemente la questione del nucleare è rimbalzata tra i temi della cronaca nostrana. In un nostro articolo (CLICCA QUI), vi avevamo parlato della pubblicazione sul proprio sito da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica dell’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari e tra le 51 locazioni possibili erano apparsi i nomi di Trapani e Segesta. Tutto ciò non ha fatto che scatenare diverse polemiche al grido “La Sicilia non è una discarica”.
Il nucleare in Sicilia
Fino a qualche anno fa il tema del nucleare scaldava gli animi della politica siciliana. Tra le regioni riconosciute come potenzialmente idonee alla costruzione di una vera e propria centrale nucleare spuntava proprio la Sicilia, e il sito prescelto sarebbe stato a Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Ma dopo le polemiche e gli scontri si è poi giunti ad un nulla di fatto.
La costruzione di una centrale nucleare sarebbe stata prevista da una “mappa segreta” allora concordata da Calenda e il centro-destra secondo Europa Verde. Un piano da 7 centrali nucleari da 40 GW con investimenti da 275 e i 400 miliardi di euro. Una discussione però ferma al 2022 che non ha prodotto alcun risultato se non uno sterile botta e risposta fin troppo ideologizzato per essere effettivamente esaustivo sul tema.
Ma quali sono i pro e i contro dell’energia nucleare?
Quando si parla di nucleare gli animi si scaldano in fretta fra chi lo ha sempre tacciato come qualcosa da evitare assolutamente e chi invece lo ha sempre osannato come unica salvezza dalla schiavitù del combustibile fossile. Ma come sappiamo la realtà è molto più complessa e per queste ragioni è giusto evidenziare quali siano i pro e i contro nella maniera più neutrale possibile.
I pro
- Basse emissioni di CO2
- Vasta fonte di energia
- Fonte energetica continua
- Estrazione da aree stabili
- Buone ricadute occupazionali
Analizzando singolarmente ciascun punto nel dettaglio notiamo come infatti a differenza dei tradizionali combustibili fossili, la fissione nucleare non produce né CO2 né qualsiasi altro tipo di inquinante atmosferico per produrre elettricità. Negli ultimi anni sono cresciute le fila di un fronte ambientalista che vuole un approccio sul nucleare più razionale e meno ideologico spesso in contrasto con le grandi organizzazioni come Greenpeace.
Le centrali nucleari sono in grado di produrre enormi quantità di energia, basti pensare come un’unica centrale possa soddisfare il fabbisogno di un’intera città. Soltanto con una piccola quantità di uranio della dimensione di una pallina da tennis, è possibile alimentare un impianto capace di soddisfare il fabbisogno di circa 500.000 persone. Insomma, rispetto ad altre energie rinnovabili, il nucleare può generare una quantità decisamente superiore di energia.
A differenza di molte fonti energetiche rinnovabili, come il solare o l’eolico, il nucleare può essere considerato una fonte energetica più affidabile poiché non soggetta da condizioni naturali variabili. Un altro vantaggio nell’utilizzo dell’uranio è la sua estrazione in aree del mondo politicamente stabili come Canada e Australia, a differenza dei combustibili fossili che spesso provengono da paesi politicamente più turbolenti come Russia, Algeria o Libia. Ultimo punto a favore della costruzione di una centrale nucleare è la ricaduta economica in termini occupazionali. Una centrale nucleare di medie dimensioni può garantire in media circa 500 posti di lavoro: un numero decisamente superiore rispetto ai 50 circa di una centrale a gas ed i 100 di una a carbone.
I contro
- L’uranio non è rinnovabile
- Costi iniziali alti
- Incidenti potenzialmente catastrofici
- Scorie nucleari
- Tempi di costruzione elevati
Analizzando i contro il primo fattore da tenere in considerazione è la limitata presenza di uranio sul nostro pianeta. L’energia nucleare infatti non può essere trattata come una fonte energetica rinnovabile. Con il passare degli anni le riserve di uranio tenderanno sempre più ad esaurirsi, e di consequenza il prezzo finirà per aumentare con gli eventuali impatti ambientali legati alla sua estrazione. È importante segnalare però come negli ultimi anni dei reattori più performanti e di nuova generazione stiano riuscendo sempre più a minimizzare le quantità di uranio necessarie per il nostro fabbisogno energetico riuscendo a sfruttare anche l’uranio 238, oltre al tradizionale uranio 235.
Nonostante le enormi quantità di energie prodotte le ricadute in termini economici sarebbero ritardate dagli elevatissimi costi iniziali. La tecnologia necessaria alla costruzione di una centrale nucleare infatti richiede investimenti iniziali di enormi capitali di denaro e lo stesso vale poi per la formazione del personale. Trattandosi infatti di strutture molto complesse che richiedono sistemi di sicurezza estremamente elevati tutto ciò non farebbe che far lievitare i prezzi.
Impossibile non tener conto poi della possibilità, seppur remota, di incidenti nucleari. Rimasto indelebile nella nostra memoria il celebre incidente della centrale nucleare di Chernobyl avvenuto nel 1986 ed i cui effetti sono tutt’oggi tangibili. In Ucraina, infatti, è ancora oggi comune riscontrare casi di gravidanze problematiche, tumori, malformazioni fisiche, contaminazioni di animali e piante e simili problemi dovuti a al disastro dell’86. È doveroso però sottolineare come il numero di vittime associato al nucleare è una tra quelle che causa meno morti in assoluto, paragonabili a quello di altre fonti energetiche come il solare o l’eolico.
Sul problema delle scorie nucleari l’opinione pubblica siciliana si è già animata in queste settimane. Il processo di fissione nucleare per la produzione di energia genera rifiuti radioattivi che devono essere gestiti sempre correttamente e con molta attenzione. I depositi devono trovarsi obbligatoriamente sempre lontano dai centri abitati e rispondere a numerosissimi parametri di sicurezza.
Ultima nota dolente è il tempo di costruzione di una nuova centrale. Il tempo medio per costruire una centrale nucleare è circa 7 anni, anche se talvolta alcune centrali nucleari hanno richiesto più di 10-15 anni, finendo per accumulare quindi diversi anni di ritardo. Una soluzione quindi potenzialmente valida ma solo nel medio-lungo periodo, non di certo adatta a risolvere in toto una crisi energetica già in corso.
Il nucleare in Italia e in Europa
A livello globale sono attivi 438 reattori nucleari in tutto il mondo. In Europa è stata la Francia a proclamarsi leader europeo per il nucleare, nel 2021, ha infatti prodotto il 69% dell’energia elettrica proprio grazie alle sue centrali. Circa un quarto dell’energia europea infatti è di origine nucleare e più della metà è prodotta proprio dalla Francia.
Proprio su questi temi si è espresso il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Io non sono mai stato un antinuclearista ma sono contrario all’ipocrisia. Non si può dire sono contrario al nucleare quando poi abbiamo le centrali francesi ai confini, che se succede qualcosa ci andiamo di mezzo anche noi…”.
Oggi l’Italia non produce energia nucleare, ma importa circa il 5% di energia nucleare dalla Francia. Il Parlamento Europeo ha inserito il nucleare nella sua classificazione di fonti energetiche sostenibili e l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel suo ultimo rapporto di giugno 2022, ha incluso il nucleare tra le fonti di energia considerate “pulite”, sostenendo come, dagli anni Settanta, “abbia fortemente contribuito alla riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica”.
Nel dibattito sulla sostenibilità ambientale del nucleare di quarta generazione ci si chiede se queste nuove tecnologie saranno in grado di produrre meno scorie radioattive. Dal referendum del 2011, che decretò il parere favorevole degli italiani all’eliminazione del nucleare, il dibattito si è pressocché arenato. L’augurio è che si ritorni a discutere sul tema anche con un occhio meno critico ed ideologizzato.