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Ci Vogliono Occhi Verdi

sabato 30 Novembre 2019

Carissimi,
Ci vogliono occhi verdi, come i miei, per guardare al passato e al futuro con la stessa serenità, malgrado l’alternarsi di successi e delusioni quotidiane.

Gli occhi verdi sono quelli dei gatti, riescono anche a vedere discretamente nel buio della notte, una volta abituatosi a questo e di buio in questo momento ce ne è tanto.

Ho avuto da sempre la convinzione che se non si amministra garantendo un minimo di dignità ad ognuno, non si riuscirà mai ad auspicarsi una crescita, ma la garanzia del minimo insieme alla libera competizione dei capaci si ottiene soltanto attraverso un governare “deideologizzato”.

Mi spinge questa riflessione l’aver sentito in tv di una mentalità “ambrosiana” che vede da qualche decennio l’alternarsi di sindaci capaci, di estrazioni e ideologie diverse, che tengono costante l’interesse per la collettività, ripartendo dal risultato del predecessore per portarlo avanti e consegnarlo al successore affinché possa fare la sua parte.

Generalmente da noi e non solo, il predecessore è solo la causa di tutto ciò che l’attuale non riesce a realizzare e in ciò io vedo incompetenza o malafede.

Sono stato anche io professionalmente impegnato nel governo di categorie professionali, ma da ancor prima sono un professionista che sa che la genesi di un’opera pubblica dall’idea programmatica alla consegna chiavi in mano, dura dagli otto ai dodici anni, non possiamo nascondercelo e allora a meno che, per evocare figure recenti, non si è Francisco Franco o Ceausescu, dittatori di lunga durata e ovvio che chi programma l’opera non potrà inaugurarla e allora perché raccontare bugie alla collettività intestandosi la paternità di un’opera?

Chi amministra ha il solo dovere di dare continuità a quanto già vi è in itinere specialmente nelle opere di necessità o nelle grandi infrastrutture delle quali il territorio è carente e in grande ritardo.

Chi amministra può essere incisivo nella fase di programmazione semmai, ma ha il dovere di guardare oltre nel tempo avvalendosi anche di valide professionalità che sappiano studiare la sostenibilità degli interventi non soltanto a livello economico.

Ho la chiara (e competente) sensazione che così non è.

Viviamo da quasi un decennio una città a metà frutto di innumerevoli interventi altamente invasivi, che a volte sono rimasti fermi per lungo tempo, accompagnati da discutibili e temporanei provvedimenti ausiliari che rendono terribile il pensiero di doversi avventurare nella “città del centro” dove strategicamente avevamo pensato di spostare le istituzioni e i grandi servizi.

Ancor prima che esistessero le “sardine”, io ero un orgoglioso “sardomobilista” con tanto di maglietta, da un paio di decenni mi sono rassegnato ad essere uno scuterista per necessita e per terrore di spendere parti importanti della mia giornata imbottigliato in un traffico indotto da contini provvedimenti di inibizioni e cambiamenti di sensi di circolazione.

Per passere da “scuterista” a “pedone” vorrei prima vedere il “cammello” che ad oggi e solo un sogno o un lungo lavoro in itinere. Si è scelto di prendere ad esempio modelli mediorientali ma io sono legato ai modelli europei e per dirla meglio, dell’Europa centrale senza necessariamente smorfiare quelli perfetti dell’Europa del nord e allora fin quando non avrò quei servizi che mi rendono inutile utilizzare il mezzo motorizzato io non cambierò il mio modo di muovermi.

So che chi si muove con le scorte o con l’autista di servizio mi guarderà come uno “sconzaiocu” o utilizzando il più famoso dei detti attuali “nemicu da cuntintizza”, ma mentre loro escono da casa e giungono a lavoro serviti (giustamente o non, non è questo il contesto), io il più delle volte se dovessi utilizzare la mia auto privata (nel mio diritto) giunti alla meta, desidererei che questa venisse rubata non avendo come e dove lasciarla, se non a costo di alimentare le “piccole illegalità” di posteggiatori abusivi o garage che non rilasciano ricevute.

Si perché siamo al paradosso che io pago la Tarsu e le tasse per il suolo, un abusivo posteggiatore non solo si guarda bene da pagare alcuna tassa (poiché il più delle volte non esiste come individuo noto al fisco), ma prende ad uso un suolo che è di tutti per affittarmelo per pochi minuti, il tutto ovviamente senza scontrini ………. “ed io pago”.

Sotto gli occhi di tutti, certe volte è divertente vedere un abusivo ignorato nel suo esercizio a ridosso di macchine di pubblica sicurezza posteggiate a presidio del sito di qualche autorità o istituzione.

So che in questi casi hanno l’ordine di non intervenire per paura di esser attratti in qualche diversivo, ma rimane curioso e non a tutti comprensibile, l’impunità e l’arroganza di tali comportamenti.

Voi mi direte: “anche questi votano!” Eh già.

Un abbraccio, Epruno.

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