Molti non sanno anche tra gli addetti ai lavori o non prestano la necessaria attenzione, ma sicuramente tra gli elettori che alle prossime elezioni comunali di Palermo non si eleggerà solo il sindaco della città ma anche il sindaco dell’area, della città metropolitana che ha sostituito la vecchia Provincia e della cui esistenza non si è accorto nessuno. La questione è tornata di attualità dal momento che l’Assemblea regionale siciliana ha deciso di rinviare il rinnovo degli organi del nuovo ente attraverso l’elezione indiretta, mentre la rappresentanza spetta di diritto, secondo la legge varata nel 2014, al sindaco della città capoluogo.
Una legge sbagliata al punto che recentemente è stata stigmatizzata dalla Corte Costituzionale che ha invitato le forze politiche a riparare questo vulnus democratico restituendo ai cittadini il potere di eleggere il sindaco e i rappresentanti della città metropolitana attraverso la elezione diretta. Il rinvio è stato motivo di divisione tra le forze politiche, anche partiti della maggioranza non l’hanno votato e il governo Musumeci si è dichiarato contrario.
L’assemblea regionale si è assunta anche l’impegno di varare una nuova legge e di far funzionare finalmente queste città metropolitane con l’accortezza, speriamo, di ridisegnare anche i confini e l’estensione dell’area dal momento che molti Comuni come quelli della zona delle Madonie hanno già fatto sapere, con qualche ragione, che non vogliono essere aggregati a Palermo e di ritagliarsi uno loro spazio geografico e politico più omogeneo. L’introduzione della città metropolitana in ogni caso rappresenta una vera innovazione istituzionale poiché è lo strumento sovracomunale in grado di affrontare problemi e criticità, a cominciare dei servizi, che il singolo Comune da solo non è in grado di risolvere.
Questi alcuni degli obbiettivi ambiziosi ad essa demandati: *Salvaguardare e consentire a tutti l’accesso ai beni comuni, organizzando un policentrismo territoriale che superi la dicotomia centro- periferia, *Promuovere lo sviluppo sociale economico, culturale e civile, valorizzando le vocazioni naturali di un territorio, le diversità, garantire livelli di prestazioni socio assistenziale, omogenei, *Risanare l’ambiente e rigenerare il tessuto urbano, attivando una gestione integrata dei servizi primari e secondari, delle infrastrutture, delle reti di comunicazione e della mobilità, in un rapporto fecondo e trasparente tra pubblico e privato. Le funzioni assegnate all’area metropolitana sono quindi strategiche per lo sviluppo del territorio di quasi due milioni di abitanti che consentirebbe, peraltro, ai sindaci di lavorare meglio nella cura del proprio Comune.
L’introduzione della città metropolitana comporta, però, delle conseguenze sul piano politico e amministrativo se non si vuole accrescere la confusione istituzionale che produce immobilismo accrescendo la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni. In primo luogo occorrerà superare il centralismo comunale della città capoluogo, attuando un federalismo interno che valorizzi la partecipazione dei cittadini trasformando gli attuali consigli di circoscrizione, ridotti a scatole vuote, trasformandoli in vere e proprie municipalità con poteri reali, risorse e personale adeguati dal momento che l’attuale struttura comunale non più in grado di funzionare. Questa scelta supererebbe una visione Palermo centrica che ha creato e crea diffidenza nei comuni limitrofi preoccupati di essere schiacciati dalla grande città. Di tutto questo finora le forze politiche “a tutte altre faccende affaccendati, a queste cose- come scriveva il Parini- sono morti e sotterrati”. Aspettiamo di conoscere i programmi sperando di trovarvi traccia.