Anche la Coldiretti commenta la bufera che ha coinvolto la Lidl. Quattro direzioni generali sono state poste in amministrazione giudiziaria in seguito all’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano.“C’è grande business nell’alimentare; il volume d’affari complessivo annuale della criminalità nell’agroalimentare è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno con attività che riguardano l’intera filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita“. Questo è quanto afferma in una nota la Coldiretti, che spiega.
“Le mafie dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.
Proprio per alzare il livello di attenzione verso le “agromafie“, Coldiretti ha costituito l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura, presieduto dal presidente Roberto Moncalvo e con il Dott. Giancarlo Caselli alla guida del comitato scientifico, che presenta annualmente con l’Eurispes il Rapporto Agromafie. “Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto”, spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “per l’alimentare occorre vigilare sul sottocosto e sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi se non l’illegalità o lo sfruttamento”.