“E come è andato questo giro”, chiese il vecchio saggio poggiando il mento sul bastone al Genio di Palermo, seduto accanto a lui, su quella panchina di marmo all’ombra nell’assolata piazza.
“E come vuoi che sia andata, non sei qui anche tu da secoli insieme a me a guardare le sorti di questa buttanissima città”.
Rispose il vecchio: “amunì ca chistu ha statu bravu e la saputu fari, prima nni canuscianu nta lu munnu ppi quattru lazzaruna, camora nveci vennu di tutti li banni ppi canusciri e visitari la città”.
Il genio rispose: “zapperai all’acqua se tenterai di portare dalla tua parte li cristiani, picchi a sta serpi nta lu cuoddru, chista ma criscivi io e sugnu sicuru che non appena mi distraggo, mi muzzicherà ppi ammazzarimi, e u sai picchi? Non perché io sugnu u re e porto la corona in testa, ma picchi a serpe fa u so doviri, è nna so natura, nun canusci affetto e riconoscenza”.
“Tu cercherai tra li nemici di cu cumanna e chisti malgrado su i nemici da cuntintizzi, l’ha pututo taliari nna facci e tanu dittu tuttu chiddru ca t’avianu a diri, ma chi tradirà e muzzicherà sono proprio coloro ca ta crisciutu e t’ha civatu, hannu vissutu di la to potenza e in nome tuo hanno fattu così di cui sapiennilu t’avissi a vriugnari eppure nel momento in cui u re vacillerà, nel momento in cui non avrai cchiu la forza di camparitilli saccorderanno ppi meno di trenta danari”.
“E ne verranno altri, ma c’ha fari casu, li serpi sarannu sempri li stissi”.
“Accussi dici amicu mio?”
“Si caro vicchiarieddru, rispose il Genio. Gli eroi su tutti muorti cu ristatu ha trovato il suo prezzo. Li vedi come furmicole che s’affannanu e si dunanu da fari, chi si espone nun vali nienti, cu stavi darria”
Prestai attenzioni e vidi che quel vecchio aveva tratti che mi assomigliavano in quel sogno.
Forse sollecitato dalle prime schermaglie elettorali alla distanza, anche la mia mente stava tirando le somme, ponendosi il solito dilemma ma in modo onirico.
Quindi dovrei credere che tutto è cambiato? Dovrei credere che in questo periodo non esistono più tutte le cose di cui ci siamo lamentati e abbiamo parlato male? Addio questo e quest’altro? La concorrenza finalmente ha permesso a chiunque di poter competere con pari chance? Non ci sono più le ingiustizie e il cittadino viene rispettato quale contribuente e di conseguenza significa che le tasse le pagano ormai già tutti?
Amici miei, ci non è accaduto e non accadrà mai perché da buon matematico so che questa curva nella più ottimistica delle previsioni sarà asintotica ma non toccherà mai lo zero, perché l’opposizione non esistite non perché tutto sarà andato bene, ma perché chiunque ha reputato opportuno stare tranquillo.
Ammettiamolo siamo sempre quelli del “curri quantu vuoi ca cca t’aspiettu”, n’assittamu e stiamo a guardare nella speranza che qualcuno risolva i problemi per noi e che ce ne dia n’anticchia mentre ci lasci libero di poter dire: “schifiu!”
Avete mai visto “una opposizione” come politicamente veniva battezzata, dalle nostre parti?
Lo sanno tutti che qui tutto cambia affinché tutto rimanga come prima e per questo per avere una chance dopo aver perso, meglio non farsi nemico l’avversario perché hai visto mai che domani non possiamo essere alleati e mi possa aiutare? Io non capisco nulla di politica ma comprendo di sport ed come se il centravanti dell’inter un domani decidesse di giocare per il Milan! Come, già avviene pure questo? Non esistono più le bandiere? Ahh esistono ancora e voi le chiamate “bandiere di cannavazzo”.
No io intendevo un altro tipo di bandiera, i simboli, gli ideali sotto i quali raccogliersi. Comprendo adesso perché troviamo le soluzioni nel passato, cerchiamo sempre i “tinti canusciuti”, ritorniamo sempre al passato per avere certezze, anche a patto di raccontarlo in maniera diversa e raccontare il passato avendo dimenticato tutte le cose che non ci conviene ricordare.
È un modo feudale di continuare a vivere, il padrone dietro le quinte e gli sgherri sul campo. Ne vedremo delle belle, un abbraccio, Epruno.