I concorsi nella Sanità siciliana sono ancora per strada. Magari anche a buon punto, ma si devono superare ancora fasi intermedie e adempimenti, rispetto ai quali le Asp devono intervenire. Anche in fretta.
Uno di questi è rappresentato dalle eccedenze, che sono quelle figure professionali, oggi in forza alle Aziende, che non trovano posto nelle nuove piante organiche. Queste devono, innanzitutto essere ricollocate all’interno della stessa Azienda in ruoli compatibili con i profili professionali. In secondo luogo devono trovare ricollocazione all’interno delle Aziende della stessa provincia o ancora delle altre Aziende della Regione.
L’impossibilità di ricollocare il dipendente può arrivare a configurare anche le condizioni per il licenziamento. Nella provincia di Messina si registra un’eccedenza di ben 74 dipendenti, di cui 50 medici.
A garanzia di tutti i lavoratori, la determinazione delle eccedenze e il loro ricollocamento avrebbe, forse, fanno notare alcuni, dovuto precedere qualsiasi scorrimento di graduatoria, mobilità o concorso.
In una nota, a firma dell’assessore Gucciardi si invitano le singole strutture ad attenersi alle previsioni contenute nella specifica direttiva. «Le procedure concorsuali sono subordinate al loro riassorbimento», si legge, a conclusione della nota. La direttiva in questione è nota sin dal marzo del 2016, ma oggi diventa un ulteriore passo da superare per gli attesi concorsi della Sanità in Sicilia.
Per oggetto recava proprio l’avvio delle procedure relative alla copertura dei posti vacanti e disponibili nella dotazione organica delle aziende. Un documento, peraltro, che si inseriva nella programmazione triennale del fabbisogno di personale.
Il problema, anche se dovesse essere circoscritto all’azienda messinese, apre una fase di criticità, quanto meno crea un ulteriore spazio necessario di approfondimento. Una ineccepibile successione formale di atti che si affianca però a una meno logica narrativa dei percorsi.
Piccole e grandi contraddizioni in una Sicilia che spesso fatica a trovare il bandolo della matassa.