La stella che protegge “gli avvocati degli italiani” che hanno la ventura di diventare premier ha fatto tardi quest’anno le sue ferie. Giuseppe Conte arriva a Palermo nel giorno sbagliato, quello che in cui le aspettative non incrociano la misericordia dell’attesa, come nel caso della visita di domani di Papa Francesco, ma si schiantano sugli esiti e i “non fatti” che poco portano alla Sicilia. Tra i “non fatti” gli interventi che mancheranno alle periferie siciliane dopo il taglio contenuto nel Milleproroghe. Questo ha dato lo spunto al sindaco di Palermo, un altro esperto di “non fatti” per alzare la voce, crediamo a pieno titolo, sulle contingenze che si abbattono inattese, ma deleterie, su Palermo e la Sicilia.
Conte, del resto, aveva esordito male, non ricordando “il congiunto” di Sergio Mattarella, che più che altro è il presidente dei siciliani, Piersanti, assassinato dalla mafia. Ma una seconda occasione va sempre data.
Adesso, da oggi Conte sa, ma non solo lui, che gli Lsu di Palermo saranno una spina anche per questo esecutivo, e che sui rifiuti i proclami dei ministri valgono quanto quelli degli assessori che si danno il cambio, mentre nelle discariche cambia sempre meno.
È una storia vecchia, sin dalla prima Repubblica, che chi governa da Roma non voglia prendere impegni troppo stretti con il Sud e quindi con la Sicilia che del meridione è la periferia culturale più comoda da individuare. Il baricentro dei problemi dell’Isola, perlatro, la rende visibile peraltro, quando si è trattato, sin dai tempi del berlusconismo, di innaffiare di promesse e sogni metropolitani, un mondo piccolo e provinciale, i cui voti però hanno legittimato e continuano a legittimare gli esecutivi nazionali.
Non ebbe un destino diverso il mondo di speranze che convergeva da destra su Gianfranco Fini e Alleanza Nazionale. Prima di dare sentenze definitive su un’interlcuzione con Roma e con il governo grillo-leghista, occorrono ancora ben altre verifiche. Tra i fatti registrati oggi, durante la visita del premier alla scuola di Brancaccio, anche l’assenza del governatore siciliano Nello Musumeci che ha delegato l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla. In rappresentanza del Comune era presente l’assessore alla Scuola Giovanna Marano e quello alla Cittadinanza Giuseppe Mattina.
Neanche a Matteo Renzi la calata in Sicilia all’epoca portò una grandissima fortuna. Forse è la nemesi che punisce chi svuota nella delusione degli atti o dei silenzi, gli occhi carichi di speranze e di aspettative di un popolo che sta morendo di attesa.