L’emergenza coronavirus ha messo in ginocchio l’economia del Paese, per questo, come è noto, il governo nazionale ha emanato un decreto, battezzato con il nome di ‘Cura Italia‘, con alcune misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori.
Si va dall’estensione della possibilità di applicazione della cassa integrazione ad alcune misure di sostegno al reddito per chi ha subito l’interruzione o la riduzione della propria attività, fino ai provvedimenti destinati a chi deve restare in quarantena perché risultato positivo al tampone del COVID-19.
I trattamenti di integrazione salariale riguardano diverse tipologie di accesso a misure di sostegno al reddito. dalla riduzione dell’orario di lavoro alla sospensione, dal bonus per i baby sitter, dal permesso mensile retribuito per l’assistenza ai disabili alla tutela del periodo di quarantena e della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.
Nel Cura Italia ci sono norme anche per i liberi professionisti titolari di partita iva, purché attiva alla data del 23 febbraio 2020, per i lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre a partire dalla stessa data, per gli iscritti alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. A tutte queste categorie è riconosciuta un’indennità pari a 600 euro.
Oltre ai lavoratori, nel decreto Cura Italia sono previste anche le sospensioni di adempimenti di obblighi previdenziali.