“In fondo al tunnel il rischio lockdown generale c’è ancora, aldilà di tutte le rassicurazioni”. E’ il timore del governatore della Sicilia, Nello Musumeci, intervistato da Il Tempo.it. dopo i colloqui con i colleghi governatori e il governo.
“E’ prevalso un grande senso di responsabilità. L’obiettivo era quello di raggiungere un accordo sulle cose più importanti da fare, a partire dal diritto alla scuola e al lavoro e alla tutela della salute. E’ evidente che ci vuole lo scaglionamento degli orari a scuola per evitare trasporti senza regole”.
Il governatore sottolinea che in Sicilia “Stiamo facendo screening per individuare i soggetti positivi e isolarli dalla popolazione. Due milioni di tamponi rapidi e nelle scuole anche i test salivari”.
Sulle zone rosse e lockdown
“Ho dovuto istituirne quattro in presenza di criteri evidenti di rischio di diffusione pericolosa della malattia. Poi, abbiamo creato cinture di protezione per le tre aree metropolitane – Palermo, Catania e Messina – per intervenire sui territori più vasti con politiche di prevenzione. A questo aggiungiamo le Uscar per la medicina territoriale che mai come in questo caso deve agire più efficacemente di quella ospedaliera”. Intervenire “per aree omogenee è la soluzione migliore”.
Poi, il governatore parla del rischio di un nuovo lockdown. “So bene che ora tutti fanno a gara per dire che non ci sarà, ma io lo temo. Attualmente forse non ci sono ancora le condizioni, ma abbiamo il dovere di prepararci, senza illusioni. Questa storia del Covid durerà almeno fino al prossimo anno, mettiamocelo in testa. Ma stavolta, a differenza dei mesi scorsi, ci aspettiamo – aggiunge Musumeci – che lo Stato metta sul tavolo le risorse necessarie per ristorare quanti dovranno restare con le attività ferme. Ed è la sollecitazione di tutte le regioni”.
“E’ chiaro che bisogna spendere anche per la sanità, e ho preso atto con soddisfazione della nomina appena ricevuta: il commissario Arcuri mi ha incaricato di provvedere con i poteri speciali a mettere le cose a posto, a partire dalle terapie intensive. In queste ore abbiamo cominciato la ricognizione del territorio e lavoreremo per istituire almeno 400 terapie intensive: altrimenti combatteremmo a mani nude”, conclude.