Il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, per favorire la campagna elettorale del suo referente politico, il deputato regionale Nicola D’Agostino, – che non è indagato – avrebbe spinto due piccoli imprenditori acesi a promettergli il voto con l’ausilio di un luogotenente della Polizia Locale, Nicolò Urso, anch’egli tra gli arrestati.
Il primo cittadino avrebbe dato disposizione ad Urso di avviare controlli amministrativi nei confronti degli imprenditori per indurli ad avvicinarlo per evitare la sanzione.
D’Agostino era candidato per “Sicilia Futura“, la formazione politica guidata dall’ex ministro Totò Cardinale e alleata del Pd di Renzi.
Sono queste le accuse mosse al sindaco di Acireale, arrestato stamane dalla Guardia di Finanza insieme ad altre sette persone per turbata libertà degli incanti e corruzione continuata nell’ambito di un’operazione, denominata ‘Sibilla’, che ha portato alla luce quattro diversi episodi di corruzione e turbativa d’asta nella gestione della cosa pubblica nei comuni di Acireale e Malvagna (Messina).
Cinque le misure di custodia cautelare in carcere e tre agli arresti domiciliari eseguiti. In totale gli indagati sono 17. I particolari sono stati resi noti durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro. Per gli investigatori si tratta di un episodio di induzione indebita a promettere utilità.
In una intercettazione telefonica – resa nota durante l’incontro – Barbagallo dice al luogotenente: “Mi serve una cosa elettorale. I due gemellini che hanno il camion in via….. Ci puoi andare per farli spaventare così mi vengono a cercare”.
Zuccaro ha precisato che D’Agostino “non risulta coinvolto nelle indagini” e che “non è indagato e non risulta avere chiesto il ricorso questi sistemi per ottenere i voti”.
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