Il rito della presentazione delle liste, in occasione delle elezioni, siano amministrative, politiche e regionali, è un fatto antico e consolidato. Un pò come l’ansia che caratterizza le ultime ore, gli errori di stanchezza, distrazione e dimenticanza, le facce sfatte che arrivano, sfibrate, logore e pallide.
Litigare tutta la notte, del resto, stanca e ne sanno qualcosa dalle parti del Pd.
Eppure la giornata di ieri, l’ultima che ha segnato la linea di demarcazione tra l’ufficiosità e l’ufficialità, di segnali e cose utili, ne ha dette.
Una di queste, l’ha sperimentata Crocetta ed è che la generosità non sempre paga. Nella terra dell’autoreferenzialità, dire di essere più bravo degli altri, è ancora un valore aggiunto, anche se autocertificato. In fondo c’è caduto anche Renzi, uno che sopravvaluta per definizione chi gli sta accanto e che ha messo nelle mani di Orlando una macchina pronta solo ad andare a sbattere.
Narrano i cultori delle indiscrezioni che, nel filo rovente telefonico delle ore calde di ieri, lo stesso segretario del Pd, di fronte alla lucida razionalità con cui Crocetta ha esibito la prevaricazione del passo indietro continuo a cui è stato costretto, persino a mezzo stampa, abbia proposto un ruolo immediato di sottosegretario. Più che un risarcimento, la presa d’atto in fondo, che per Micari, Crocetta è stato fino a ora l’uomo in più.
Di ‘amici del giaguaro’, il rettore palermitano, che ieri ha vissuto il giorno più lungo ed anche il più nero fino a questo momento, ne ha diversi. Serve poco continuare a metterli in fila. Se Orlando ha potuto alzare la posta all’infinito è perché qualcuno lo ha blindato in una postazione di importanza sovradimensionata, nella quale, probabilmente, lo stesso sindaco di Palermo si è sorpreso d’esser finito.
Intendiamoci, se Crocetta avesse fatto il presidente della Regione con meno viaggi da Giletti e più giunte col Pd, possibilmente prima dei due anni e mezzo di boa, oggi sarebbe stato candidato, anche con diverse chance in più del Magnifico Gentile.
Le liste dunque eccole pronte. Per lo più secondo previsioni, mettono in campo gli scontri annunciati sui territori, ma anche la difficoltà, più volte ribadita di trovare gente disponibile a candidarsi, affidandosi a un progetto riconoscibile da offrire alle gente in poche settimane. Tra quelli che hanno lavorato nel tempo per una proposta chiara c’è l’ex sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello, che correrà a Palermo con Micari.
Forte anche la candidatura di Pino Apprendi, che ha lasciato i Dem, sbattendo la porta e adesso corre con Fava a Palermo. Parte bene ai blocchi di partenza tra i 5stelle Giovanni Callea, nella circoscrizione palermitana. Nelle province di Siracusa, occhio agli scontri interni al Pd tra Marziano, assessore uscente alla Formazione, Amenta e Cafeo. Come a Catania spicca lo scontro Sammartino-Barbagallo, con Villari, terzo incomodo. Lotta senza esclusione di colpi anche a Trapani tra Gucciardi e Ruggirello.
Lagalla, si candida a Trapani oltre che a Palermo, mentre gli alfaniani e gli uomini di D’Alia puntano su Forzese a Catania ed è attesa con interessa la corsa dell’assessore uscente al Lavoro per AP, Carmencita Mangano a Palermo.
Alessandro Aricò, tra i big della destra ‘ritrovata’ a sostegno di Musumeci, non dovrebbe avere particolari problemi a centrare l’obiettivo, mentre spicca per nomi e peso specifico elettorale la lista di FI a Messina (Formica, Genovese, Germanà, Grasso).
Infine lo scontro palermitano più atteso tra i Dem. Ieri, in occasione della presentazione delle liste, Cracolici e Lupo erano seduti l’uno accanto all’altro, dissimulando, onestamente con bravura e esperienza, che non manca a nessuno dei due, la stanchezza del momento. I pensieri aleggiavano, indiscreti e poco rumorosi, silenti tra i due. Il comando logora spesso più dell’azione, la regia sfianca più della manovra. Questa vicenda a loro non ha fatto né sconti, né soprusi. Si è impantanata nella via di mezzo.