“I Siti di interesse nazionale, aree del territorio italiano contaminate, richiedono un’azione congiunta sia a livello nazionale che regionale, con interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica da effettuare con investimenti adeguati, una migliore collaborazione tra enti e una solida gestione dei dati, considerati i gravi rischi sanitari, ecologici e socio-economici connessi”.
E’ quanto emerge dal Rapporto sul Fondo per la bonifica e la messa in sicurezza dei Siti di interesse nazionale, approvato dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti che mette in luce le criticità gestionali e procedurali nella gestione dell’emergenza.
Tra questi, lo scarso coordinamento tra procedimenti di bonifica e misure risarcitorie contro i danni ambientali, a detrimento dell’efficacia degli interventi. Nel solco degli obblighi europei in materia ambientale il Fondo ha sostenuto bonifiche in aree ad alto rischio, come la Valle del Sacco, Brescia Caffaro, Fidenza, Porto Marghera, l’Officina Grande Riparazione ETR di Bologna e l’Area Vasta di Giugliano. Sul fronte Pnrr, desta invece preoccupazione l’insufficienza dei fondi stanziati, 500 milioni di euro, rispetto agli interventi necessari nelle aree per il cui inquinamento non è stato identificato un responsabile a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, ma anche per la ripresa economica delle zone interessate.
Per un coordinamento più strutturato tra Ministero dell’Ambiente, Regioni e Province Autonome, secondo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, e un potenziamento delle risorse umane e finanziarie degli enti locali la Corte suggerisce la costituzione di Unità Operative regionali specializzate per garantire supporto alle attività tecniche di bonifica, maggiore trasparenza e il coinvolgimento delle comunità locali.