Un appalto irregolare ha provocato la revoca di un finanziamento dell’Ue per un avanzato sistema di sorveglianza antincendio in Sicilia. Sul caso ha promosso un’indagine della Procura regionale della Corte dei conti per la Sicilia di cui ha parlato, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore regionale Pino Zingale. L’opera progettata era considerata uno strumento essenziale per un’azione di prevenzione in una regione che, a causa degli incendi quasi tutti dolosi, subisce ogni anno una devastazione del territorio e del patrimonio boschivo.
Il sistema di nuova generazione aveva ottenuto un finanziamento di 36 milioni e 446 mila euro con un progetto collegato a una misura del Programma di sviluppo rurale. Il finanziamento è saltato quando si è scoperto che l’appalto era stato affidato, tramite gara, a una azienda priva dei requisiti necessari.
Il progetto a cui è stato revocato il finanziamento era collegato alla misura 226 e riguardava il sistema di radiocomunicazione del Corpo forestale della Regione siciliana. Erano tra l’altro previste l’installazione di una dorsale digitale pluricanale e la realizzazione di un sistema di videosorveglianza di nuova generazione. Sarebbe servito a migliorare la sorveglianza e la tutela del patrimonio boschivo e delle aree naturali protette.
Ora la Procura regionale della Corte dei conti ha promosso un’indagine per danni nei confronti dei funzionari che non si sono accorti della irregolarità.
La procura della Corte dei conti in Sicilia ha aperto un’istruttoria che riguarda l’illecito utilizzo di fondi pubblici, destinati ai migranti aventi diritto di asilo, per oltre 6 milioni di euro ai danni del ministero dell’Interno fondo nazionale per le politiche e i servizi di asilo, del comune di Modica (Rg), del Comune di Ragusa e della Provincia di Ragusa e della Prefettura di Ragusa. E’ quanto emerge dalla relazione del procuratore della corte dei conti Pino Zingale. Il danno è stato contestato agli amministratori di una cooperativa sociale onlus che svolgeva, nella realtà, attività con finalità di lucro. Dalle indagini sarebbe emerso che gli amministratori utilizzavano “le somme ricevute per private utilità personali, grazie anche al concorso di consulenti compiacenti ai quali è stata contestata la responsabilità a titolo di dolo e con vincolo di solidarietà”.