Si mobilitano le Associazioni e i Comitati civici di Palermo, dopo il caso dei fusti di rifiuti speciali emersi dalle mareggiate lungo la Costa Sud, e i sospetti di alti tassi di morte per tumore tra i residenti della zona.
A seguito dei nuovi sopralluoghi della Capitaneria di Porto è stato aperto un dossier che la prossima settimana verrà aggiornato con un nuovo sopralluogo tecnico ad Acqua dei Corsari, con l’Asp e l’Arpa.
Ecco il testo della lettera attraverso cui le associazioni, circa un anno fa, chiedevano al Prefetto di Palermo un impegno per aprire l’area al pubblico. Viene ripercorsa in essa la storia degli ultimi 12 anni del “Teatro del Sole”:
La vicenda dell’area di Acqua dei Corsari per molti anni deposito degli sfabbricidi del sacco edilizio di Palermo, è emblematica dell’impotenza delle amministrazioni del Sud di impiegare bene i fondi e consegnare le opere realizzate alla fruizione dei cittadini in tempi certi. Nel 2013 il Consiglio Comunale di Palermo ha tributato attenzione a quest’area impegnando l’Amministrazione a intestarlo a Libero Grassi. Il progetto doveva essere finanziato dal Territorio Ambiente, ma in assenza della caratterizzazione, trattandosi di una ex discarica, la misura del finanziamento passò all’Emergenza Rifiuti ora Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione.
Nel 2005 è stata fatta la 1ª caratterizzazione della ex discarica e i risultati dei sondaggi fatti dalla Sering e dall’Arpa, sono risultati congruenti.
Dopo una conferenza di servizi nel 2006 si è stabilito di iniziare i lavori urgenti di messa in sicurezza ed emergenza e sviluppare successivamente ulteriori approfondimenti della caratterizzazione del sito. I progettisti avevano suggerito di procedere alla seconda fase della caratterizzazione durante il cantiere della messa in sicurezza. Tuttavia, sia il Comune che Sviluppo Italia hanno preferito iniziare la 2ª fase della caratterizzazione a cantiere concluso.
L’ultimazione dei lavori di messa in sicurezza diretti dalla Sering è avvenuta il giorno 8/11/2008; lo stato finale è stato redatto il 14/01/09, il collaudo è stato effettuato nel marzo 2009.
Intanto il commissario regionale, nella persona del Dirigente Generale del Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione ha dato mandato a INVITALIA, ente pubblico ex SVILUPPO ITALIA, di continuare l’iter della caratterizzazione. Questi a loro volta hanno fatto affidato le indagini e le analisi al laboratorio AMBIENTE, il quale ha eseguito le indagini chimiche sui terreni e sulle acque. Questa 2ª caratterizzazione è stata supervisionata, come di norma, dall’Arpa, che ha fatto le sue analisi su una percentuale del 10% dei campioni consegnati dal laboratorio AMBIENTE.
I risultati di controllo dell’Arpa sono risultati in notevole contraddizione con quelli di INVITALIA e/o AMBIENTE, molte volte con valori inferiori; in poche parole alcuni risultati sono peggiorativi da parte di INVITALIA, come quelli dei metalli che sono sovrastimati, mentre per idrocarburi e IPA vi è una sottostima. Con i valori ottenuti, l’Arpa nell’ottobre 2011 ha dato parere negativo in quanto non è in condizione di validare i risultati vista la non congruenza fra quanto ottenuto da AMBIENTE e quanto verificato da ARPA. In assenza di validazione dell’Arpa, INVITALIA non ha chiuso il rapporto col laboratorio AMBIENTE.
Nel giugno 2012 il Commissario Regionale, nella persona del Dirigente Generale del Dipartimento Acque e Rifiuti ha indetto una riunione a seguito della quale l’Arpa ha risposto con una lettera inviata sia al laboratorio AMBIENTE che per conoscenza all’assessorato Energia, Comm. Delegato Bonifica, Urbanistica, Provincia, ed SG1, nella quale si suggerisce di rivedere e parametrizzare i risultati suggerendo di adottare criteri diversi rispetto a quelli nazionali, per fare rivalutare al laboratorio AMBIENTE, tutti i dati. Secondo l’autorevole parere del Dott. Librici (chimico di ottimo livello), può tranquillamente entrare nel sito per fare manutenzione e pulizia, magari usando tute e guanti nel rispetto della salute dei giardinieri, perché esso è il gestore e deve tutelare l’area anche se non ancora aperta al pubblico, a prescindere se è più o meno finito l’iter della caratterizzazione. Anzi, il Comune di Palermo ha l’obbligo di fare ciò in quanto è proprio un aspetto dei lavori di messa in sicurezza garantire la guardiania del sito, per evitare eventuali ulteriori inquinamenti da discariche abusive.
Eppure la strada per sbloccare tutto esiste:
- Esortare INVITALIA, in quanto committente delle indagini, a pretendere da AMBIENTE un prodotto che sia validabile da parte dell’Arpa (organo di controllo). Seguendo le indicazioni fornite dal Dott. Librici.
- Invitare il Commissario Regionale a sollecitare a sua volta INVITALIA a concludere il contratto.
- Effettuare “l’analisi del rischio”, e ottenere il rilascio del certificato di avvenuta bonifica, che consente la fruizione pubblica del sito, dalla Provincia.
Il 27 luglio 2015 ARPA Palermo comunicava che era stato trovato un accordo per l’integrazione del piano di caratterizzazione e che tale accordo necessitava di una validazione da parte dell’Asssessorato regionale; validazione che è stata trasmessa ad ARPA il 17 febbraio 2016.
Ogni passaggio di carta da una scrivania all’altra è espressione di assenza di incapacità nel restituire alla città un luogo da vivere e gioire dopo l’immensa discarica che l’ha penalizzata per lunghi anni. Il 22 aprile 2016 Invitalia ha diffidato a sua volta il laboratorio “Ambiente s.c.” a ultimare il lavoro. Poi il nulla.
Fidiamo sulla sua capacità di coordinamento e decisione. Restituire alla città di Palermo una grande area verde collocata in un ambito paesistico unico sarebbe un grande segnale per la difficile battaglia per la legalità e il recupero del territorio.
la rete delle Associazioni
A distanza di un anno, oggi, le associazioni dei cittadini chiedono la caratterizzazione del sito del “Teatro del Sole“ e soprattutto un’analisi del rischio per verificare le soglie di inquinamento e, di conseguenza, se è possibile inaugurare il Parco e aprirlo al pubblico. Oppure se, al contrario, va chiuso e/o bonificato. Sono pronte a firmare la lettera: Legambiente, Circolo Mesogeo, WWF Palermo, Pro Loco Vergine Maria, Palermo Indignata e Associazione Comitati Civici Palermo.
Sullo stato potenzialmente pericoloso del luogo è intervenuto anche il noto chimico Eugenio Cottone, ex dirigente dell’Arta ed ex membro del Consiglio Nazionale dei Chimici. «Il sito – spiega Cottone – è vero che negli anni passati era utilizzato come discarica abusiva. Ma è anche vero che “discarica” non è sinonimo di “pericolosità”. È necessaria un’analisi del rischio per valutare questo aspetto. Qualsiasi punto delle città di Palermo è contaminato. È successo di tutto negli anni del “Sacco” edilizio. Ciò però non significa che la contaminazione sia un effettivo rischio per la salute pubblica. Se è per questo, anche le polveri sottili dei camion in via Messina Marine, il diesel e la vicinanza del deposito Esso potrebbero influire…».
La storia del “Teatro del Sole” si incrocia anche con quella del Parco Cassarà, chiuso dalla magistratura il 16 aprile 2014 per la presenza di rifiuti pericolosi, tra cui amianto. «Il magistrato può dire quello che vuole. Ma per quale motivo allora – chiede Cottone – ancora adesso non sono state fatte bonifiche? È stato fatto solo un sequestro giudiziario cautelativo, per accertare le responsabilità penali. Altrimenti, perché gli operai del Coime possono entrarci liberamente? L’amianto è pericoloso solo se sbriciolato e se viene respirato. Dal momento che è sotterrato, non è pericoloso. Stessa cosa per il “mammellone”: bisognava fare prima la caratterizzazione, poi l’analisi del rischio e infine decidere se farci il Parco. Solo con l’analisi del rischio si può verificare se il Parco è utilizzabile o meno. E questo dovrebbe essere compito dell’Assessorato all’Energia e ai Rifiuti».
Ma su questo punto, non mancano i dubbi. L’area è del Demanio e – secondo l’Arpa – ad oggi non si sa se la Regione l’ha affidata al Comune per farci il “Parco Libero Grassi”. «Questo dubbio – chiosa Cottone – può scioglierlo benissimo la Capitaneria, che di certo lo saprà. In ogni caso il Comune può benissimo far fare l’analisi e poi presentare la fattura alla Regione. Non è quello il punto. La cosa importante è che l’analisi si faccia per dirimere ogni dubbio sulla presunta pericolosità del luogo».