Prosegue l’inchiesta della Capitaneria di Porto di Palermo, dopo il caso sollevato da ilSicilia.it, con le segnalazioni e le foto di Mauro Alessi, utente Facebook che con questo pseudonimo tiene alta l’attenzione su problemi culturali della città.
Giovedì scorso la Capitaneria di Porto di Palermo è intervenuta nei pressi del “Teatro del Sole” ad Acqua dei Corsari, a pochi metri dal nuovo Parco intitolato dal Comune a Libero Grassi. Decine di residenti di via Messina Marine, infatti, avevano chiamato al centralino per segnalare la presenza di rifiuti speciali lungo la Costa Sud, indicando anche numerosi casi di decessi per tumore.
Dalla Capitaneria ci avevano riferito che «effettivamente sono emersi fusti e rifiuti speciali. Sono in corso dei saggi e dei campionamenti, sia sul terreno che sulle acque della costa. Non ci sono ancora certezze. Presto ne sapremo di più». L’ipotesi era di spedire gli atti direttamente alla Procura della Repubblica.
Oggi emergono nuovi dettagli: «Proseguono gli accertamenti. Un nostro gruppo – riferiscono dalla Capitaneria a ilSicilia.it – ha fatto una relazione di servizio. Abbiamo trovato sfabbricidi di ogni tipo, serbatoi di plastica e perfino un fusto con il logo dell’Amia, oltre ai rifiuti speciali che ci erano stati segnalati dai residenti che avevano letto il vostro articolo. Su questi rifiuti sarà necessario un ulteriore approfondimento. Per questo motivo – rivelano – abbiamo già allertato l’Asp di Palermo per effettuare un sopralluogo congiunto e i rilievi del caso. Una volta concluso l’accertamento, verificheremo le eventuali ipotesi di reato. Una cosa è certa: questi rifiuti speciali sono lì da parecchio tempo».
Su quest’ultimo aspetto vi erano pochi dubbi. Si tratta del cosiddetto “mammellone” di Acqua dei Corsari, area nella quale, circa 50 anni fa, venivano scaricati abusivamente gli scarti edili, amianto, copertoni e rifiuti speciali di ogni tipo. Una piccola “collina della vergogna”, nota a tutti (perfino alle Istituzioni) a due passi dal mare.
«I rifiuti seppelliti non sono stati mai tolti – spiega l’Arpa Sicilia – e l’area non è mai stata bonificata. I costi sarebbero altissimi. La prossima settimana parteciperemo anche noi a questo sopralluogo congiunto con l’Asp e la Capitaneria, per effettuare campionamenti e misurazioni. Servirà un’analisi del rischio per capire se il sito va bonificato o meno. In base alla caratterizzazione e alle percentuali riscontrate, tireremo le somme. L’ultima nostra caratterizzazione risale al 2004/05 e già allora avevamo dato alla Regione un dossier che indicava l’area come inquinata».
L’analisi più recente, anche se solo sulle acque, è stata condotta da Legambiente con il dossier “Goletta Verde 2017”. I prelievi effettuati tra il 4 e l’8 luglio scorsi, evidenziavano che a pochi metri dal sito in questione il mare risultava “fortemente inquinato”.
Anna Maria D’Amico, dell’Associazione Comitati Civici di Palermo, scrive che «chiederemo se il sito va bonificato o no. E se non va bonificato, quali sono le prescrizioni sui valori limite delle campionature dei laboratori».
Intanto dall’Arpa emerge anche un’altro problema: «Dopo tutti questi anni non si è ancora capito chi deve gestire quest’area. Non sappiamo se il Demanio l’ha affidata al Comune per farci il Parco “Libero Grassi” o se è della Regione. I rimpalli di competenza tra Comune e Regione sono continui. Una barzelletta…», lamentano dall’Arpa.
In attesa delle analisi, i residenti di certo non ridono…