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Crac della Tecnis: arrestati gli ex vertici societari, maxi sequestro di 94 milioni

venerdì 21 Febbraio 2020
Tecnis
Frame TGR Sicilia

La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 4 persone indagate per la bancarotta della ‘Tecnis Spa‘ – una delle principali aziende italiane di costruzioni – e di una serie di società controllate, dichiarata dal tribunale di Catania nel giugno del 2017.

Fra gli arrestati figurano i fondatori dell’azienda, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, notissimi imprenditori catanesi.  Nei confronti di tutti gli arrestati il Gip di Catania ha disposto i domiciliari.

I militari della Finanza, nel corso delle indagini sono stati in grado “di tracciare la perpetrazione ripetuta di illecite condotte operate dalla precedente governance di una delle realtà imprenditoriali più significative nel panorama nazionale delle imprese di costruzioni generali e di ingegneria, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali”.

Mimmo Costanzo e Concetto Bosco
Mimmo Costanzo e Concetto Bosco

Secondo le indagini, la governance precedente di Tecnis Spa avrebbe messo in atto «ripetute condotte illecite» nella gestione dell’azienda. Nel proprio sito la società si definisce una «delle realtà più significative nel panorama italiano delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali»: opere portuali e idrauliche, grande viabilità su gomma e ferro, sistemazioni idrogeologiche, primari interventi di urbanizzazione, edilizia civile, presidi ospedalieri d’interesse nazionale, restauro conservativo di importanti strutture edilizie vincolate dalle Sovrintendenze statali.

Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno anche effettuato sequestri di beni per un valore complessivo di 94 milioni.

Dopo il crac e la crisi dell’azienda degli anni scorsi, nel luglio del 2019 è stato sottoscritto l’accordo per la vendita e il trasferimento di tutto il personale della Tecnis alla D’Agostino Costruzioni di Montefalcione (Avellino), estranea all’inchiesta odierna.

I DETTAGLI: “OPERAZIONE ARCOT”

Gli altri due indagati agli arresti domiciliari sono Orazio Bosco, fratello di Concetto, e Gaspare Di Paola, ritenuto un prestanome degli imprenditori. Concetto Bosco, 57 anni, è indagato nella qualità di amministratore di fatto del gruppo imprenditoriale Tecnis e amministratore unico di una consortile dello stesso gruppo, la TerniRieti Scarl, utilizzata, secondo l’accusa, per “drenare risorse finanziarie dalla Tecnis”.

‘Mimmo’ Costanzo, 58 anni, per la Procura anche lui amministratore di fatto del gruppo Tecnis, sarebbe con Concetto Bosco “la mente organizzativa del progetto criminale realizzato attraverso la distrazione di flussi monetari convogliati verso società dagli stessi dirette”.

TECNIS
[Foto D.G.]
Orazio Bosco, 56 anni, fratello di Concetto, è accusato di essere stato amministratore di società, come la ‘Ing. Pavesi & C. Spa’ e ‘Iniziative turistiche srl’, che sarebbero state “tutte beneficiarie ingiustificate di flussi finanziari provenienti da Tecnis”. Gaspare Di Paola, 69 anni, è indicato dalla Procura come “consapevolmente prestanome a disposizione di Bosco e Costanzo” e amministratore unico della TerniRieti scarl e dell’Ing. Pavesi & C.
Tecnis Spa, con sede legale a Tremestieri Etneo, è una delle realtà più significative nel panorama nazionale delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali, in Italia e all’estero.

Il gruppo ha realizzato la quasi totalità del proprio fatturato eseguendo appalti affidati da Enti P All’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, il Gruppo disponeva di un portafoglio commesse pari a 700 milioni di euro, aveva circa 600 dipendenti ed era gravato da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro, di cui 94 milioni per debiti erariali.

I PRECEDENTI

Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, i due soci catanesi del colosso delle costruzioni Tecnis erano già stati arrestati nel 2015 per presunte tangenti negli appalti Anas (operazioni “Dama Nera” e “Dama Nera 2”) e coinvolti nell’inchiesta del febbraio 2016 (presunte infiltrazioni mafiose nelle loro società). Successivamente la Procura disse che sarebbero state “vittime dell’interesse mafioso” perché le loro società erano “particolarmente appetibili alla mafia”.

La Tecnis e’ stata in amministrazione giudiziaria dal febbraio 2016 al marzo 2017 perchè sequestrata nell’ambito di un’inchiesta antimafia della Dda etnea su indagini dei carabinieri del Ros. Il dissequestro fu motivato essendo “venuta meno la pericolosità del bene” che, secondo i giudici, era “stato legalizzato” grazie al lavoro dell’amministrazione giudiziaria e della Procura.

GLI APPALTI

Numerosi i cantieri siciliani paralizzati dalla crisi di Tecnis, poi venduta alla D’Agostino: oltre all’Anello Ferroviario di Palermo (Giachery-Politeama), c’è anche il collettore fognario “Sistema Cala (disinquinamento della fascia costiera dall’Acquasanta al fiume Oreto, subappaltato a Sikelia), dall’ammodernamento del Policlinico di Palermo (Sikelia), alla Palermo-Agrigento (ATI Bolognetta scpa, composta da Ccc, Tecnis e Cmc), dalla metropolitana di Catania, passando per il porto di Catania, quello di Ragusa, l’interporto di Catania e il progetto (rimasto sulla carta) dell’Interporto di Termini Imerese.

LE DICHIARAZIONI DEL PM

In questo procedimento è sullo sfondo l’attività corruttiva ma attraverso l’operazione ‘Dama nera’ della Procura di Roma invece emerge come questa attività, questa disponibilità di denaro consentisse a questi soggetti di corrompere pubblici funzionari”. Lo ha detto ai giornalisti il procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro in merito all’operazione Arcot il quale prosegue sottolineando che “Avevano delle commesse per tanto denaro. Erano società che certamente non brillavano per la qualità dei lavori svolti. Probabilmente  brillavano per rapporti perversi che avevano con le stazioni appaltanti”.

Abbiamo fatto emergere un sistema che riteniamo assolutamente infausto per l’economia nazionale: imprenditori predatori che mettono in conto di non dovere assolvere ai loro debiti con l’erario e con i fornitori, che per procurarsi del denaro che certamente serve, in parte, oltre che ad alimentare l’ingordigia di questi imprenditori, anche ad alimentare un sistema corruttivo e di rapporti con la mafia. Non è oggetto diretto di questa indagine né la corruzione, né i rapporti con la mafia“. Ha spiegato il procuratore.

Abbiamo interesse ad eliminare dal mercato imprenditori che abbiano questa logica predatoria – ha concluso Zuccaro – perché, finché questi ci saranno, non vi sarà spazio per uno sviluppo fondato sull’impresa di soggetti onesti e quindi non vi sarà possibilità, speranza di ripresa per questa società“.

 

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