Pur tenendo conto delle analogie esistenti tra il vaccino di AstraZeneca e il vaccino Janssen (J&J), sia per le piattaforme utilizzate che la tipologia di eventi tromboembolici riportati, “lo stato attuale delle conoscenze (che fanno propendere per un rischio associato all’adenovirus), il numero di poco superiore al milione di dosi somministrate nel Paese e la rarità delle segnalazioni di eventi trombotici rari a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen“.
Così il verbale del Cts, allegato alla circolare di Aggiornamento sui vaccini.
Il vaccino J&J, rileva il Cts, è connotato “dal vantaggio della singola somministrazione, peculiarità che può risultare di particolare beneficio in determinate categorie di popolazione”.
Quanto agli eventi di trombosi rare, i dati disponibili presso i Centri per il controllo delle malattie CDC statunitensi al momento della ripresa della campagna negli USA riportavano 7 eventi per milione nelle donne di età compresa tra 18 e 49 anni e un tasso di 0,9 per milione di vaccinazioni tra le donne di età pari o superiore a 50 anni. Per le donne dai 50 anni in su e per gli uomini di tutte le età, l’evento avverso, afferma il Cts, “è ancora più raro”.
Il Cts rileva inoltre che “l’eventuale evidenza, nel contesto nazionale e internazionale, di fenomeni tromboembolici dopo il vaccino Janssen dovrà essere oggetto di attento e costante monitoraggio attraverso le procedure di farmacosorveglianza e vaccino-vigilanza, in maniera tale da offrire, nel breve futuro, la possibilità di formulare più compiuto parere su questo vaccino all’acquisirsi di ulteriori evidenze rispetto all’eventuale incidenza di fenomeni VITT e all’evolversi della situazione epidemiologica”.