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“Libiamo, libiamo ne’lieti calici
Che la belleza infiora”.
E sulle note del bis della Traviata, ritornata a Tindari in tutta la sua magnificenza dopo lunghi trentanni (a cura del Coro Lirico Siciliano con la sovrintendenza di Cecchi Paone, L’orchestra filarmonica della Calabria, diretta da Linus Lerner), si è conclusa con successo la 62ª edizione del Tindari festival.
Un trionfo inaspettato, viste le premesse che avevano messo a repentaglio l’intera programmazione (la Commissione dei vigilanza aveva interdetto l’utilizzo della cavea, sciogliendo, dopo i miglioramenti dell’allestimento, le riserve solo il 7 agosto) e le sfavorevoli condizioni meteorologiche. Ma un inatteso trionfo di pubblico, contrariamente a quanto si ostina a dichiarare che la cultura non va a braccetto con i numeri.
Dal Lago dei cigni con il balletto di San Pietroburgo, al concerto dei Carmina Burana del coro lirico Siciliano, all’Antigone (vera protagonista della prosa tindaritana per la regia di Massimo Venturiello con una fuoriclasse come Carla Cassola, nel ruolo di Tiresia, sciamano visionario, il Miles Gloriosus con Tuccio Musumeci, Traviata di Verdi).
Nemmeno la pioggia ha fermato il pubblico presente ad una messinscena delle Troiane con Siravo, Paolo Bonacelli e Valeria Cingottini, tutta in acustica e nuda. La forza dell’arte e della bellezza di questo teatro va oltre la scena e si concretizza nel progetto-evento del festival Tyndaris Augustea, un viaggio nel tempo, ideato contro ogni scetticismo, dal direttore artistico del Festival Anna Ricciardi: una fusion tra prosa, archeologia, storia dell’antica Tyndaris, uno spettacolo itinerante con un dispiego di artisti e operatori culturali che ha magnetizzato oltre 500 presenze nei due turni previsti.
La regia di Rocco Mortelliti, uno dei pochissimi registi e attori italiani in grado di catturare con le maschere antiche la curiosità del pubblico ha guidato il pubblico tra il sito archeologico, nonostante le avversità del tempo, insieme a Elio Crifo, l’entusiasmante Cicerone che dalle alte mura del Gymnasium scuote le coscienze (con un brano tratto dalle note Verrine rielaborate per l’occasione da Paolo Gazzara) e ancora Antonio Silvia Alessandro Scaretti , Cinzia Maccagnano e Miriam Palma, che hanno fatto rivivere la leggenda magnetica di una delle più antiche maghe-sirene della Magna Graecia, Donna Villa. Per l’occasione anche la lectio magistralis dell’etnomusicologo Sergio Bonanzinga.
Uno dei Festival più antichi tra i teatri greco romani d’Italia rivendica la sua identità difesa e custodita a dire il vero dal suo direttore artistico con pochissime risorse economiche e che ora più che mai necessita di un’azione istituzionale imprescindibile e decisiva.