Esattamente 42 anni fa, la fotografa Letizia Battaglia lo immortalava, per caso, in uno scatto drammatico e personale passato alla storia. Ma, è alla soglia degli 80 anni che, un’altra tragedia, la pandemia, lo trasforma in un’ icona pop. Di chi si tratta? Del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Lunedi 24 gennaio, il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per l‘elezione del futuro Capo dello Stato. La prima, e si spera l’ultima in pandemia, tra rischio contagi, assembramenti, norme anti Covid e il rispetto di un rigido protocollo sanitario che, molto probabilmente, dilaterà i tempi e i numeri di questa storica votazione.
Per il Parlamento e le forze politiche che sostengono il governo Draghi, si tratterà della resa dei conti, il banco di prova per la tenuta della maggioranza e un indicatore preciso degli equilibri interni a partiti e a fazioni. Una data cruciale per scoprire gli “altarini” della politica italiana, da mesi in fibrillazione. Un compito tutt’altro che semplice insomma, con un obiettivo importante: scegliere il successore di Sergio Mattarella.
Primo inquilino siciliano del Quirinale, tra i più amati degli ultimi anni, Mattarella concluderà dunque a breve il suo settennato alla Presidenza della Repubblica. Una storia umana e al servizio delle istituzioni, nel ricordo del fratello, il Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella. Oggi, nel 42°anniversario dell’omicidio per mano mafiosa dell’allora Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, queste due figure tornano alla ribalta seppur per ragioni diverse. Per anni l’immagine di Sergio Mattarella è stata legata a quel tragico momento.
Il sei gennaio del 1980 nel giorno dell’Epifania, il presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella si dirige a messa con i suoi. Otto pallottole lo raggiungono all’interno della sua berlina. Tra i primi a soccorrerlo, Sergio Mattarella e la moglie Irma. Nella foto di Battaglia c’è tutta la drammaticità di uno scatto arrivato per caso. Nessuna posa, nessuna inquadratura particolare eppure, la costruzione plastica di tutti i soggetti, riportano alla mente tele rinascimentali dove pietà, morte e speranza, si incrociano in un racconto per immagini, ricco di pathos. Se ancora oggi, l’omicidio di Piersanti Mattarella è tra i più inquietanti e oscuri della storia del nostro paese, di sicuro quegli scatti terribili, hanno firmato l’iconicità dei due protagonisti.
Decenni dopo, a confermarne carisma e autenticità sono i social, i meme, le fotografie e i video digitali. La consacrazione del dodicesimo Presidente della Repubblica, eletto il 31 gennaio 2015, arriva nel corso di uno dei momenti più cupi della storia della Repubblica: la pandemia da Covid 19.
Riservato e mai sopra le righe, in pochi, come Sergio Mattarella, hanno saputo tenere unito un Paese spaventato, stordito e traumatizzato. E’ il 2020 e, dopo la Cina, l’Italia è il primo focolaio d’Europa.
Il 12 marzo, il Capo dello Stato “striglia” mamma Europa (in particolare dopo l’intervento del presidente della Bce, Christine Lagarde), e interviene eccezionalmente con una nota ufficiale, rivelando tutta l’irritazione del Colle per l’iniziale, scarsa collaborazione delle istituzioni europee nei confronti dell’Italia. “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per l’Unione Europea. Si attendono quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possano ostacolarne l’azione”, scrive il Quirinale.
Applausi. Da destra a sinistra, tra europeisti e sovranisti, tutti fanno il tifo per quell’uscita un po’ inconsueta. Ma l’immagine di Mattarella (ri)torna iconica il 27 marzo del 2020. Per errore, il canale istituzionale del Colle, carica il fuori onda durante la registrazione del messaggio del Presidente della Repubblica alla Nazione. Quel ciuffo fuori posto e quella battuta “Eh, Giovanni anche io non vado dal barbiere”, lo rende agli occhi di un popolo intero in lockdown, il Presidente di tutti, il più umano, il più italiano di tutti. Senza perdere di autorevolezza, Mattarella è la vera star di quei giorni terribili.
In un’Italia sotto shock, attaccata a twitter, facebook e al bollettino di guerra della Protezione Civile, tra canti al balcone e le immagini delle bare di Bergamo, Mattarella è il simbolo dell’unità nazionale in tutte le sue sfaccettature, non solo istituzionali.
Un mese dopo, il 25 aprile, la figura del presidente della Repubblica che omaggia i caduti all’Altare della Patria – solo di fronte all’imponente scalinata, con la mascherina e i guanti – diventa instagrammabile. Immediatamente googlato, photoshoppato, diventa persino protagonista di creativi video virali. Così, nell’era di Internet, quell’omaggio in forma quasi privata per ricordare i caduti per la Patria, diventa social.
In quei primi mesi del 2020, ritroviamo solo un’altra icona pop, diversa ma ugualmente potente e non è forse un caso se, nel suo ultimo discorso alla Nazione, l’ultimo da Capo dello Stato, è lo stesso Mattarella a citarla ed è Papa Francesco.
Roma, 27 marzo 2020. Nella mente di chi era chiuso in casa, nella cronologia di quei momenti, resterà salvata per sempre un’altra immagine. Tra il rumore della pioggia filtrato dalle tv quasi sempre accese, in diretta sugli smartphone, sugli schermi di tablet e pc, appare un uomo vestito di bianco, dal viso e il corpo affaticato. E’ solo, in una piazza vuota, con il suono delle campane e delle ambulanze di sottofondo. La benedizione Urbi et Orbi celebrata da Papa Francesco in quella San Pietro deserta, fanno il giro del mondo e diventano virali.
Bergoglio e Mattarella, il Papa e il Presidente.
Come tutte le personalità dal carisma per nulla sfacciato, Sergio Mattarella consegna al suo successore un’eredità importante ma non ingombrante. Tra richiami composti ma energici, appelli forti ma mai sguaiati, sembra essere l’esatto opposto di certi utenti del web abituati a “discorsi” d’odio sui social. Eppure, il suo successo tra il popolo variegato di Internet, conferma la forte presenza, spesso sottovalutata dagli stessi italiani, dei valori e dei principi della nostra Costituzione. Nonostante qualche caduta di stile (in primis tra gli esponenti di alcuni partiti), nonostante l’esasperazione della crisi economico-sanitaria, l’Italia sa ancora riconoscere e amare, una vera icona pop. Per questo, grazie Presidente!