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I dati

Dal gap infrastrutturale al primato nel traffico ro-ro: l’economia blu si conferma pilastro portante per la Sicilia

lunedì 3 Novembre 2025

La Sicilia schiaccia il piede sull’acceleratore e scommette tutto sullo sviluppo e la crescita dell’economia blu. L’inesauribile risorsa mare, che dopo il complesso periodo pandemico, negli ultimi anni ha registrato un incremento esponenziale su tutti i fronti, dal crocierismo al trasporto merci. Alti e bassi che comunque confermano la blue economy come una delle tre filiere strategiche che sostengono l’Isola e ad alto potenziale, che se valorizzate attraverso una visione integrata e di lungo periodo, possono consolidare i ritmi di crescita. Aspetti e peculiarità tutti messi in luce dall’ultimo report Ambrosetti.

Un’ampia analisi su un settore fulcro per l’economia siciliana, trattandosi di una filiera trasversale che include numerosi settori, di cui alcuni particolarmente rilevanti nel quadro regionale: turismo costiero, movimentazione di merci e passeggeri, portualità, cantieristica, filiera ittica ed energia ed estrazioni. L’Isola dalla sua parte vanta una posizione geografica certamente privilegiata, offrendo grandi opportunità occupazionali, produttive e di sviluppo sostenibile.

Numeri e gap

In Italia l’economia del mare, secondo i dati raccolti e diffusi dall’indagine, genera un valore aggiunto pari a 76,6 miliardi di euro e impiega complessivamente circa 1,1 milioni di occupati. Considerando l’effetto moltiplicatore, per cui ogni euro prodotto attiva ulteriori 1,8 euro nel resto dell’economia, il contributo complessivo al Pil nazionale supera i 200 miliardi di euro (oltre l’11% del Pil).

La Sicilia si colloca al terzo posto a livello nazionale per numero di imprese blu attive, con un totale di 28.807 unità e al quinto posto per incidenza degli occupati della filiera sul totale regionale, registrando un incremento di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La Regione è al sesto posto, alle spalle della staccata Liguria, seguita poi da Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania, per incidenza del valore aggiunto generato dall’economia del mare sul totale regionale, in aumento dello 0,3% rispetto all’anno precedente e dello 0,6% rispetto al quinquennio.

In questo quadro, però, la Sicilia deve fare i conti con un importante gap infrastrutturale e una dotazione inferiore alla media nazionale. L’Isola conta undici porti principali riconosciuti all’interno di tre Autorità di Sistema Portuale: Stretto, Mare di Sicilia Occidentale e Mare di Sicilia Orientale. In totale rappresentano il 14,3% della movimentazione merci, piazzandosi come seconda Regione a livello nazionale, e il 23,6% della movimentazione passeggeri nazionale.

Cantieristica navale

Alcuni settori della blu economy sono oggi fortemente condizionati dagli scenari geopolitici, dai conflitti in Medio Oriente alle politiche economiche americane, fino gli standard nei trasporti marittimi e nelle attività portuali imposti dalle normative green europee per contrastare il cambiamento climatico. Ad accusarne maggiormente i colpi è stata la cantieristica navale.

Il comparto, nonostante le difficoltà si conferma un fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo: 1.555 aziende (+8,1% rispetto al 2021), 10,9 miliardi di euro di fatturato (+3,2% rispetto al 2021), 3 miliardi di euro di valore aggiunto (+12,8% rispetto al 2021) e 34.585 addetti diretti (+7,7% rispetto al 2021). Un calo significativo spicca invece per quanto concerne l’export, generando nel 2024 7,4 miliardi di euro contro i 9,4 miliardi del 2022. Il motivo? Sarebbe riconducibile principalmente ad un numero di richieste sensibilmente più basso dagli Usa rispetto al boom degli anno precedenti.

E la Sicilia? Il settore è prevalentemente concentrato attorno al polo cantieristico siracusano, che nel 2024 ha superato i 22 milioni di euro di export, pari al 55,6% del totale siciliano. Un risultato frutto dello sviluppo del polo cantieristico di Augusta il quale, grazie agli ampi spazi a disposizione, presenta un grande potenziale per lo sviluppo di tale filiera. Seguono Palermo e Messina, rispettivamente al 23,4% e al 15,9%.

Traffico merci e il primato nel traffico ro-ro

La Sicilia conquista il secondo gradino del podio per quanto riguarda il traffico merci. Prima nel Sud Italia per transiti, raggiungendo nel 2024 68,7 milioni di tonnellate, in crescita del 2,3% rispetto all’anno precedente, è preceduta dalla sola Liguria, con 76 milioni di tonnellate. Ad emergere nel territorio è il commercio di rinfuse liquide, che rappresentano il 59,6% delle merci transitate.

Con riferimento alla movimentazione merci, il porto principale è quello di Augusta, che si posiziona all’8 posto a livello nazionale al 3 nel Sud Italia, coprendo il 33,5% del traffico merci regionale e con primati strategici nelle rinfuse liquide (21,4 milioni di tonnellate, pari al 52,2% del traffico regionale) e nelle rinfuse solide (1,2 milioni di tonnellate, pari al 34,1% del totale). Seguono il porto di Milazzo, al decimo posto, di Palermo, sedicesimo, e Catania, diciottesimo.

L’Isola acciuffa il primato per quanto concerne il traffico ro-ro, distribuito in modo equilibrato sul territorio grazie alla presenza di un polo di riferimento per ciascuna delle Autorità di Sistema Portuale regionali. Il 31,6% del traffico ro-ro ruota attorno a Catania, quarto posto a livello nazionale, con 7,4 milioni di tonnellate movimentate e un incremento del 10,8% rispetto all’anno precedente. Segue, al quinto posto, il porto di Palermo al 30,7% e quello di Messina, al settimo posto e al 28,7%.

Settore crocieristico

La Sicilia è grande protagonista anche nel settore crocieristico, dove si colloca al quarto posto per numero di crocieristi, con un totale di 1,8 milioni di passeggeri nel 2024, registrando una crescita del 7,1% rispetto al 2023, a testimonianza della crescente attrattività nel panorama turistico via mare. I porti di Palermo (al quarto posto) e Messina (all’ottavo) si confermano tra i principali scali italiani per traffico passeggeri.

Rilevante per l’Isola la componente dei traghetti, che vede Palermo come principale hub con 1,5 milioni di passeggeri, pari al 68,7% del totale regionale. A questa si aggiunge il trasporto locale, fortemente concentrato attorno al porto di Messina, che a solo raccoglie 11 milioni di passeggeri, pari all’82,5% del totale regionale, grazie soprattutto alla rotta Messina-Reggio Calabria, la quale, oltre al trasporto aereo, rappresenta attualmente l’unico collegamento tra la Sicilia e il resto della penisola.

La filiera ittica

La Sicilia ricopre un ruolo di primo piano a livello nazionale nel settore ittico. In tal senso, spiccano Trapani e Agrigento, che rientrano entrambe tra le prime cinque province italiane per grado di specializzazione della filiera, rispettivamente al terzo e al quarto posto, confermando la forte vocazione marittima delle aree costiere.

Anche sotto il profilo delle esportazioni la filiera riveste un ruolo strategico per l’economia locale della Sicilia. Tre sono le province che rientrano nella top ten nazionale per incidenza del comparto sul totale delle esportazioni provinciali: Agrigento, con un’incidenza dell’export della filiera ittica pari al 6,6%, è seconda; Palermo con il 5,9% è al terzo posto; Trapani con un’incidenza del 2,3% è al settimo posto.

L’economia blu e imprese

L’importanza strategica della blu economy era stata messa in risalto e sottolineata anche dal report dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare, che conferma i buoni risultati raggiunti, ma anche gli ampi margini di miglioramento, mettendo però in chiaro altri punti fondamentali è il caso dei servizi di alloggio e ristorazione il 36,5% del valore aggiunto complessivo.

L’economia blu risulta così fortemente concentrata nelle aree costiere, che in Sicilia comprendono 192 Comuni, di cui 123 litoranei e 69 prossimi al mare. In queste aree si produce il 78,2% del valore aggiunto complessivo regionale e risiede il 73,5% della popolazione dell’Isola. Sul piano provinciale, a guidare la classifica è Palermo, con il 37,5% del valore aggiunto regionale, pari a circa 2,23 miliardi di euro, seguita da Catania con il 17,5%, circa 1,04 miliardi, e Messina con il 16,1%, circa 958 milioni. Seguono Siracusa con il 9,2%, Trapani con l’8,1%, Ragusa con il 5,5% e Agrigento con il 5%.

Palermo si colloca inoltre al sesto posto tra le province italiane per numero di imprese blu, mentre Messina è al decimo posto nazionale. Tra il 2019 e il 2024 la base imprenditoriale dell’economia del mare in Sicilia è aumentata di quasi 4.000 unità, trainata soprattutto dai settori del turismo marittimo e costiero. Le imprese femminili rappresentano il 24,2% del totale, a fronte di una media nazionale del 22,6%, e crescono del 20,1% nel quinquennio. Le imprese straniere incidono per il 4,7% e aumentano del 35,7%, mentre le imprese giovanili rappresentano il 10,2% del totale, con una lieve riduzione rispetto al 2019.

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