Alla luce di ciò che è accaduto nella giornata di ieri a Messina riguardo la presunta truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel quale sono stati sequestrati oltre 37 milioni di euro, il Superbonus, che è stato proposto per effettuare lavori edili e che da diverse agevolazioni fiscali, sotto forma di detrazioni d’imposta, presenta più di una potenziale crepa.
Una vera e propria associazione per delinquere finalizzata a truffare lo Stato e ottenere illecitamente il bonus. A capo ci sarebbero sei messinesi, arrestati ieri (clicca qui) dalla Guardia di Finanza dopo un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica. Gli indagati lucravano sui benefici fiscali introdotti dal dl 34 del 2020 (decreto Rilancio) e dalle successive integrazioni. Tutto ha avuto origine dalla denuncia di un cittadino informato da un funzionario dell’Agenzia delle entrate dell’inserimento, nel proprio cassetto fiscale, di crediti d’imposta per 1,3 milioni di euro.
Sulla base dei primi accertamenti, i finanzieri hanno scoperto agevolazioni fiscali sul Superbonus 110%, che risultavano cedute a una società avente ad oggetto la locazione di beni immobili, poi risultata priva di personale e strutture. Figura centrale era quella di un medico che sfruttando il rapporto di fiducia con i pazienti, proponeva loro di accedere proprio ai contributi statali. Le indagini hanno poi consentito di ricostruire ulteriori ingenti crediti, inseriti nei sistemi informatici da un unico soggetto e ceduti da privati, sempre alle medesime società messinesi riconducibili a persone facenti parte di un solo nucleo familiare.
Niente più sconto in fattura e cessione del credito, né remissione in bonus per quasi tutti coloro che stanno utilizzando un bonus edilizio, questo è quello che è emerso ieri nel corso del Consiglio dei ministri, durato oltre due ore. Il governo Meloni, infatti, ha approvato un nuovo decreto legge su proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’intenzione dietro il provvedimento è quella di ridurre i costi, chiudendo la possibilità di usare agevolazioni come lo sconto in fattura.
Anche se, fino a quando il governo non diffonderà il testo ufficiale del decreto approvato, non si potrà stabilire con totale certezza chi si salva dal nuovo ‘taglio’ e chi no. L’intervento si è reso necessario alla luce degli ultimi dati certificati dall’Istat, che hanno portato alla revisione del deficit relativo all’anno 2023 arrivando alla misura del 7,2 %, revisione al rialzo che segue quella già intervenuta per gli anni 2021 e 2022. Il Decreto mira in poche parole ad eliminare le spese arrivate a toccare una quota di 114 miliardi.
Le preoccupazioni sono riconducibili ad un presunto appesantimento del conto che graverà anche sul debito. Ecco allora che la scelta obbligata è cancellare la cessione del credito e lo sconto in fattura. Viene cancellata anche la cosiddetta remissione che avrebbe consentito, con il pagamento di una piccola sanzione (250 euro), la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre. Ma il governo ha deciso di accorciare i tempi. L’unica scadenza che resterà valida è quella che era già stata fissata inizialmente, cioè quella del 4 aprile. Poco più di una settimana, dunque, per inviare all’Agenzia delle Entrate tutti i dati sulle spese del 2023, anche per chi aveva contato di avere tempo fino ad ottobre.
Scompare lo sconto in fattura e arriva anche la dichiarazione preventiva. Per accedere ai bonus edilizi, infatti, diventerà necessaria una comunicazione prima di effettuare i lavori, cosa non imposta fino alla precedente delibera (clicca qui), in cui si comunica di voler utilizzare una certa misura prima di aver inviato le fatture una volta che i lavori sono avviati.
Lo stesso Giorgetti aveva definito il Superbonus come della “morfina di Stato“ e una “centrale radioattiva“, affermando: “Quando fai un’operazione hai dei dolori pazzeschi e ti danno la morfina. Poi l’anestesista deve ridurre l’ammontare della morfina, ma il paziente dice che vuole averla ancora perché così non sente niente. Così è andata col Superbonus: nel momento di massima emergenza per l’economia poteva avere senso, ma bisognava cominciare subito l’operazione di disintossicazione da questa cosa. Adesso è una sorta di centrale nucleare, la paragono a Chernobyl, abbiamo messo sabbia e cemento, ma continua a emanare radioattività“.
Ma la pensano così anche i cittadini? Arrivano da tutta Italia le segnalazioni di chi, da Nord a Sud, si è trovato con i lavori a metà a chi non li ha nemmeno visti iniziare.
Un vero e proprio incubo. L’incentivo tanto pubblicizzato ha messo in seria difficoltà molti cittadini, costretti a sacrifici economici per completare opere che non avrebbero dovuto prevedere alcun esborso. Parliamo di danni pesanti, che interessano anche le piccole imprese. Le segnalazioni arrivano dall’associazione Codici. C’è il condominio che ha usufruito delle detrazioni per il rifacimento della facciata, ma che a distanza di 2 anni non ha visto la fine dei lavori. C’è la famiglia che è stata abbandonata dalla ditta, che, all’improvviso ha chiuso il cantiere, salvo poi ripresentarsi a distanza di mesi proponendo di riprendere i lavori a cifre esorbitanti e senza alcuni degli interventi inizialmente concordati. C’è chi addirittura ha dovuto richiedere un mutuo aggiuntivo ed un prestito personale perché l’iter non è stato portato avanti in maniera corretta ed i lavori sono stati eseguiti male.
La decisione di ieri ha preso campo tra le voci degli oppositori. I danni sono ingenti e non possono essere i cittadini a pagarli. “Con questo decreto il governo ha creato le condizioni per il fallimento di migliaia di imprese, il licenziamento di almeno 100 mila lavoratori del settore edile e nessuna casa recuperata per i terremotati di Marche e Abruzzo ma anche di Acireale e Zafferana Etnea“, lo afferma in una nota il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro.
“Non riguarda soltanto il settore dell’edilizia – spiega Finocchiaro – ma anche tutto l’indotto, che dovrà sopportare fatturati mancati per miliardi e miliardi di euro. Con questa manovra, lo stato di diritto si è fatto benedire. Le logiche di una manovra finanziaria, che già sapevamo avrebbe determinato ulteriori sacrifici, è stata scaricata interamente su un unico settore che aveva creato in Italia sviluppo e occupazione. Il governo ha deciso di massacrare questo comparto consegnando migliaia di imprese nelle mani di fondi senza scrupoli che hanno scontato i crediti d’imposta anche al 50%“.