La riflessione nata dai tanti interrogativi che toccano la nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro: nasce da qui “Quello che non ho“, scritto e diretto da Giorgio Gallione, spettacolo con Neri Marcorè di scena al Teatro Biondo di Palermo da venerdì 9 (ore 21).
Ispirazione principale di un percorso ironico e graffiante nel controverso scenario contemporaneo, sono le canzoni di Fabrizio De Andrè, scritte con Massimo Bubola, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Mauro Pagani, e le visioni lucide e beffarde di Pier Paolo Pasolini, a cui lo spettacolo è dedicato, che raccontano di una “nuova orrenda preistoria”, la quale sta minando politicamente ed eticamente la nostra società.
Storie emblematiche, parabole del presente, che raccontano nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rilette col filtro grottesco, ghignante e aristofanesco, che De Andrè ha utilizzato nel concept album “Le nuvole“.
Nelle ultime stagioni Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con “Quello che non ho” siamo di fronte ad un anomalo, reinventato esempio di teatro-canzone che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato prova a costruire una visione personale dell’oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali.
“Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto cosa è stato il nostro tempo?” – si domanda l’attore prestato alla canzone.
“Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri, parole“. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi, tra gli altri grandi di Fabrizio De Andrè, “vado alla ricerca di una goccia di splendore“, fino alle utopiche provocazioni di Pasolini, “è venuta ormai l’ora di trasformarsi in contestazione vivente“.
Così, viaggiando “in direzione ostinata e contraria”, Marcorè favoleggia del Sesto continente, un’enorme Atlantide di rifiuti di plastica che galleggia al largo delle Hawaii; di evoluti roditori, nuovi padroni del mondo, che inaugurano il regno di Emmenthal; di surreali, realissime interrogazioni parlamentari che lamentano la scomparsa di Clarabella dai gadget dell’acqua minerale e di tanto altro che verrà svelato durante lo spettacolo.
Ad accompagnarlo musicalmente sul palco anche Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini; gli arrangiamenti musicali sono di Paolo Silvestri, le scene e i costumi di Guido Fiorato e le luci di Aldo Mantovani.
Repliche fino al 18 marzo; ulteriori informazioni su giorni e orari sul sito del teatro.