Vi siete mai seduti in riva al mare per ascoltarne la risacca o per guardare le onde esibirsi in incantevoli danze? Quando ero piccola e ci trasferivamo d’estate a mare mi alzavo di nascosto, quando tutti dormivano, verso le 4 o le 5 e aspettavo, con ansia, l’arrivo delle sette del mattino, quando mia madre si svegliava e mi trovava lì, davanti alla finestra della cucina, lontano dalle camere da letto, estasiata mentre guardavo il mare ed era ovvio che non vedessi l’ora di fare parte di quella danza e che non aspettavo altro che un permesso.
“Sono nata in riva al mare. La prima idea del movimento e della danza mi è venuta di sicuro dal ritmo delle onde“, dice Emanuela Monti, ballerina. “La danza libera è la manifestazione della singolare verità che si cela dentro i confini dei nostri corpi. Quando danzo tendo a sconfinare nell’eternità della mia consapevolezza”, Francesco Atanasio, motusofo.
Se potessi dirlo, non avrei bisogno di danzarlo. Danzare è dare voce all’indicibile, un indicibile che parla anche con gli oggetti (L.V. 1998). La danza è una sorta di rituale e, in un certo senso, è uno strumento che dà vita alle nostre pulsioni più intime, legate anche a una eredità ancestrale di cui non abbiamo alcuna consapevolezza. È un’arte che si acquisisce ma che si ha nel sangue. Ascoltando la musica ci si lascia andare e ci si libera da irrigidimenti e vincoli culturali e psicologici. La danza è un tipo di rituale che può generare, ai livelli più profondi delle nostre emozioni e sensazioni, tramite la sincronizzazione del respiro e del battito cardiaco con il ritmo della musica e delle luci, insieme ad altri elementi di scena, una UNITÀ che è profondamente radicata nella conoscenza inconscia condivisa. L’esperienza che si vive è di “essere all’unisono” con gli elementi dell’universo in un unico, armonioso, grande cuore pulsante! Bisogna prepararsi alla danza, per danzare, mangiare in un certo modo, allenarsi molto, potenziare i muscoli.
Anche se non si conoscono tecniche o si dimentica un passo occorre ballare con una certa sicurezza e grazia, cercando di interpretare la musica prima che danzarla. Il palcoscenico è un non-luogo: siamo liberi di sentirci dove vogliamo, siamo noi a scegliere quale parte di noi fare parlare. Una delle cose che danzo è proprio questa: datemi uno specchio grande o tanti specchi grandi e io danzerò meglio. Certe cose si possono dire solo con arte e dire certe cose è proprio un’arte. Che cosa abbiamo in comune noi? Solo l’inafferrabile evanescenza inquinante del fumo? No. Abbiamo in comune anche l’inafferrabile (L.V. 1998).
La danza agisce sui processi cognitivi ed emozionali, facilitando la produzione di endorfine naturali (le sostanze che danno un senso di benessere ed euforia), sia perché ci muoviamo sia perché siamo osservati mentre lo facciamo. Per potere danzare ci deve essere “deconcentrazione psicologica e concentrazione muscolare”. Questo determina un incremento delle capacità cognitive e di quelle muscolari, nel complesso.
Tramite il ballo è possibile comunicare quello che, in genere, si tiene dentro. Rappresenta, dunque, una forma sana di sfogo e di comunicazione e ha il vantaggio di generare positività e, quindi, in modo semplice e raffinato, trasforma il negativo in positivo e il corpo si rigenera, vivendo meglio i conflitti interni, le delusioni, l’ansia e lo stress.
Considerate questa disciplina come una buona strategia per scongelarvi e aiutarvi a ritrovare la giusta spontaneità per intraprendere nuovi percorsi neuronali ed emozionali. Proprio muovendovi, potrete rendervi conto delle potenzialità che ha il vostro corpo, accrescere la vostra autostima, imparare a canalizzare le energie e non a lasciarle in circolo.