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Ddl rifiuti, l’appello politico degli ambientalisti: “Urge ammodernare la legge” | VIDEO

mercoledì 14 Luglio 2021

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Si torna a parlare di emergenza rifiuti in Sicilia e le associazioni ambientaliste fanno un appello unito e accorato alla deputazione dell’Assemblea regionale siciliana e al governo Musumeci per dire no alla riforma che riguarda i rifiuti, ancora sul banco di prova dell’Aula, perché il semaforo verde non è ancora scattato, tra rinvii, polemiche ed emendamenti infiniti.

Facciamo appello perché in tempi brevissimi si pervenga al semplice ammodernamento di una legge che andava già nella giusta direzione, senza ricominciare per l’ennesima volta tutto daccapo”.

Piuttosto che riformare in toto la materia, le associazioni ambientaliste, insieme all’associazione dei comuni siciliani, ai sindacati e alle organizzazioni imprenditoriali, intanto propongo alla politica siciliana di concentrarsi  sul potenziamento della raccolta rifiuti. E poi di intervenire prontamente con aggiustamenti puntuali alla vigente legge regionale 9/2010, sostanzialmente “dettati” dal legislatore nazionale e dalla necessità di conformarsi alle prescrizioni del Dlgs 152/2006. Adeguamenti che consentirebbero, inoltre, di raggiungere gli obiettivi previsti dalle direttive europee rispetto all’economia circolare e alla riduzione dei soggetti che gestiscono i rifiuti.

Tema del confronto a Palazzo dei Normanni è, infatti, il Disegno di legge sulla riforma degli ambiti territoriali ottimali con la presenza di Tommaso Castronovo, responsabile rifiuti ed economia circolare di Legambiente Sicilia; Anci Sicilia, Cgil FP Sicilia,  FIT Cisl Sicilia, Uil trasporti Sicilia, Cisambiente, Pietro Ciulla WWF Sicilia, Manuela Leone presidente di Zero Waste Sicilia, Sicindustria Economia circolare. Tra i partecipanti tre membri del Movimento 5 Stelle, Roberta Schillaci, Luigi Sunseri e Giampiero Trizzino.

Sono trascorsi tre anni dalla presentazione del primo testo a Sala d’Ercole, con oltre 1400 emendamenti che gravano sull’ultima versione esitata dalla Commissione Ambiente del Parlamento regionale, e proprio lo stallo della proposta di legge in questione, inserita all’ordine del giorno dell’Ars da più di due mesi, non farà altro che “creare ritardi nell’applicazione della corretta gestione del ciclo dei rifiuti”, secondo Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti di Legambiente Sicilia che ha poi ribadito in conferenza stampa “La mancata applicazione delle norme nazionali e regionali  provoca in Sicilia un’emergenza continua. In 250 Comuni non si raggiunge il 65 per cento della raccolta differenziata, un obiettivo minimo definito dalla legge. Questo disegno di legge non risolverà i problemi ma provocherà ulteriori ritardi. L’Ars deve smettere di andare dietro a una riforma superata”.

La mia proposta – ha detto Giampiero Trizzino – è far confluire le vostre proposte in un disegno di legge che punti anche sugli impianti pubblici e sul riuso dell’immondizia. Idea condivisa dal mio gruppo  e unica possibilità per noi è la modifica della legge 9, come un correttivo e senza stravolgere la governance”.

L’emergenza nel settore persiste, nonostante i progressi registrati negli ultimi tre anni sulla raccolta differenziata, ma periodicamente la situazione ripiomba nel caos e secondo quanto riportato negli interventi a Sala stampa la causa risiederebbe nella mancata applicazione della normativa vigente sia a livello regionale che nazionale, complice anche l’assenza di pianificazione  e realizzazione degli impianti necessari ed utili alla chiusura del ciclo dei rifiuti e del riciclaggio.

Sono questi i motivi dell’appello lanciato dalle organizzazioni ambientaliste:

“Non possiamo che continuare ad esprimere comune e forte preoccupazione per l’iter e i contenuti del ddl sulla riforma sugli ambiti ottimali territoriali in discussione all’assemblea regionale siciliana che, a nostro parere non farà altro che creare più confusione e ritardi nella corretta applicazione della gestione del ciclo dei rifiuti”.

Riteniamo assolutamente inopportuno ricominciare daccapo, per l’ennesima volta, partendo dall’approvazione di una nuova legge quadro sulla gestione dei rifiuti. Prima di modificare una legge vigente bisognerebbe verificare il suo livello di applicazione e, casomai, cercare le ragioni della sua scarsa efficacia. Solo dopo avere approfondito questa analisi si potrebbe pervenire alla conclusione dell’impossibilità di migliorarla, e quindi alla necessità di redigere una nuova legge.
Ma nel caso della L.R. 9/2010 siamo nel classico caso di una norma che ha trovato scarsa e tardiva applicazione ma che, con alcune delle modifiche previste dal testo attualmente in discussione, potrebbe tranquillamente essere migliorata.
Allora, piuttosto che imbarcarsi in un nuovo iter per la completa riscrittura di un testo quadro sui rifiuti, perché non limitarsi a qualche mirato aggiustamento?”

Altra questione da non sottovalutare secondo i presenti, la trasformazione della natura giuridica delle SRR “che dovrebbero diventare consorzi pubblici di comuni così come nel resto del Paese”, proposta di oggettiva valutazione secondo il deputato pentastellato Giampiero  Trizzino.

Esattamente, sono quattro le modifiche urgenti richieste dalle organizzazioni promotrici dell’appello e che, ovviamente, non esauriscono ulteriori interventi politici e amministrativi necessari:

• adeguamento degli obiettivi all’ultima direttiva UE sull’economia circolare;
• trasformazione della natura giuridica delle SRR che dovrebbero diventare consorzi pubblici di comuni, così come nel resto del Paese;
• significativa riduzione del numero degli stessi ambiti secondo i criteri previsti dall’art.200, comma 1 del Dlgs 152/2006;
• abrogazione delle modifiche apportate con la l.r. n.3/2013 per riportare la titolarità delle
competenze in capo agli ambiti ottimali, così come previsto dal Dlgs 15212006.

Proposte, queste, che aprono al confronto politico sul sistema del ciclo dei rifiuti e sull’economia circolare al fine di fornire un contributo di idee unitarie che possano essere veramente utili ad uscire dall’emergenza e consentire di avviare, attraverso la partecipazione e il coinvolgimento dei soggetti interessati, una riforma del sistema del ciclo di materia che punti a rendere l’economia circolare quale occasione di sviluppo e di lavoro per la Sicilia.

Pietro Ciulla WWF Sicilia ha parlato di “disastro ambientale  e sociale che stiamo provocando a causa della cattiva gestione dei rifiuti. Il degrado cerea incuria e attira discariche abusive, attira l’abbandono dei rifiuti, l’incremento delle tartarughe morte sulla spiaggia, un fenomeno che temiamo sia dovuto al maggiore inquinamento che c’è nel mare, che dalla terra, non essendo ben raccolti i rifiuti perché abbandonati, arrivano negli oceani. Ai rifiuti organici si aggiungono i rifiuti tossici (vernici olii…). Occorre un’organizzazione efficiente che cerchi di mitigare il triste fenomeno. Il problema è sul fronte degli investimenti, della programmazione, sul fronte dell’economia circolare. Occorre una politica forte ed una struttura organizzativa efficiente ed efficacie nella sue attività. E’ importante l’educazione ambientale per cominciare a cambiare le cose”.

Anche i sindacati hanno accolto l’invito di stare dentro questo quadrato di riflessioni per smuovere le sensibilità e le coscienze di tutti “l’auspicio è quello che unitariamente si possano trovare le soluzioni, e c’è un pezzo di politica che ha espresso sensibilità su temi ambientalisti, gestione dei rifiuti, nuovo sistema energetico, economia green, la Sicilia non ha impianti, necessari per evitare che ci siano discariche a cielo aperto, gestori dei servizi pubblici e privati con la qualità dei servizi, Occasione di sviluppo e benessere per la nostra Regione”.

Massimo Raso della funzione pubblica della Cgil “bisogna adeguare semplicemente la legge alle nuove esigenze del territorio, perché contiene già le cose importanti. La preoccupazione che questo nuovo sistema rischi di ritardare i processi positivi che già ci sono”.

Manuela Leoni Zero rifiuti Sicilia “aderiamo a questo appello perché è necessario tracciare una priorità, una programmazione di urgenza. Servono azioni, le norme ci sono ma vanno soltanto applicate, occorre una  svolta gestionale verso l’economia circolare, verso il rispetto della gerarchia dei rifiuti. La questione va vissuta come evoluzione ecologica nel rispetto della materia prima, perché i rifiuti sono risorse materie post- consumo, è produzione di lavoro, e la conversione lavoro va verso lo sviluppo. Il punto non è normativo secondo noi, ma di attuazione, rivolto al recupero delle materie”.

 

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