“Finalmente viene restituita giustizia a me e al presidente Satta. Nessuno certamente potrà restituirci il tempo perduto e le umiliazioni subite, ma con la pronuncia di oggi scriviamo la parola fine ad un capitolo doloroso delle nostre vite“. Lo dice il leader di ScN, Cateno De Luca, dopo che questa mattina, nella corte di appello del tribunale di Messina, si è tenuta l’udienza durante la quale il procuratore generale ha sostenuto che la richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione avanzata dal leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca e Carmelo Satta, presidente nazionale della Fenapi deve essere accolta.
La difesa riportandosi ai motivi di appello ha sostenuto la richiesta di accoglimento in toto delle voci di danno lamentate, argomentando, nel caso di De Luca, della necessità di risarcire anche il grave danno all’immagine del personaggio politico. Cateno De Luca, insieme a Carmelo Satta, presidente nazionale della Fenapi, e altri, erano già stati assolti perché il fatto non sussiste in primo grado il 10 gennaio 2022 e secondo grado il 19 dicembre 2022 dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale.
La sentenza di assoluzione è passata in giudicato perché la Procura di Messina ha rinunciato a ricorrere per Cassazione, dopo aver ottenuto l’arresto di Cateno De Luca l’8 novembre 2017, subito dopo la rielezione di De Luca al parlamento siciliano, e un giorno prima dell’ultima udienza del processo per il quale era stato arrestato una prima volta il 27 giugno 2011.