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De Luca lascia l’Ars: “Tornerò da presidente della Regione”

lunedì 22 Ottobre 2018
Cateno De Luca

Il rebus (così pare) stavolto è risolto: al termine di un comizione di quattro ore tenuto in piazza Municipio, Cateno De Luca lascia il posto di deputato all’Ars al “fedelissimo” Danilo Giudice.

De Luca resta sindaco di Messina, saluta l’Assemblea Regionale ma parla di un arrivederci con una promessa e una profezia che è tutto un programma: “tornerò alla Regione da presidente”. De Luca conferma, insomma, l’intenzione di volersi candidare alla presidenza della Regione nel 2022.

Il presente è a Messina e nel disastro da sanare della grave situazione economica del Comune. E’ lì’ che si giocherà adesso la vera partita politica del primo cittadino. Nel frattempo De Luca ha affidato a Lo Giudice una lettera da consegnare a Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars.

De Luca e Lo Giudice
De Luca e Lo Giudice

Rassegno le mie dimissioni da deputato regionale – scrive De Luca – avendo scelto di essere sindaco di Messina, nella consapevolezza di poter restare in carica nella doppia veste di deputato e sindaco per altri mesi, vista la situazione che si è verificata all’Ars in Commissione verifica poteri. Voglio però togliervi dall’imbarazzo. Mi conosce e sa bene che sono innamorato della politica e delle sobrie istituzioni. La mia frenetica attività parlamentare ne è prova, scolpita negli atti ufficiali. Se io, figlio di contadini e muratori, a 46 anni ho già avuto il privilegio di essere eletto sindaco in 3 comuni, vuol dire che il popolo apprezza la mia politica del fare. Ho indugiato qualche mese in più non per approfittare ma perché avevo la necessità di esercitare un’azione di persuasione nei confronti del Consiglio comunale dove non ho maggioranza. Non le nascondo che la data delle dimissioni era fissata al 23 novembre dopo l’approvazione del Piano di riequilibrio. Molti hanno strumentalizzato la mia scelta. Ma io amo di più fare il sindaco che il parlamentare, sono un amministratore nei palazzi di governo e non un deputato nei palazzi. Voglio fare il sindaco con questo Consiglio comunale, ma se non sarà possibile, sarò costretto a tornare al voto per avere la maggioranza. Mi assumo in quel caso anche il rischio anche di non essere rieletto. Se ci sarà un corto circuito istituzionale ci sottoporremo tutti al ritorno alle urne, io non campo di politica ed esisto a prescindere dalla politica. Ora Messina ha bisogno di essere difesa dall’ultimo violento attacco di chi preferisce il lucro per pochi intimi al benessere diffuso. Non ho paura delle caste. Danilo mi sostituirà egregiamente essendo come me figlio del popolo, non figlio d’arte”.

“Presidente Miccichè – conclude De Luca -, il mio sogno, se uscirò vivo da sindaco di Messina è quello di tornare all’Ars da Presidente della Regione. Ritengo che il progetto di radicale svolta che cerco di attuare a Messina possa essere da esempio per la Sicilia. Il mio non è un addio ma un arrivederci”. De Luca ha lanciato un nuovo attacco al suo predecessore Accorinti, dichiarando che “il 58% del piano di riequilibrio targato Accorinti è farlocco” e nell’immediato ha lanciato un monito sulle vicende di Messina: “Se non ci saranno le condizioni per amministrare, torneremo alle urne, rischieremo tutti, anche io, di non essere rieletti”.

“Non intendo dichiarare il dissesto – rimarca De Luca – e non sarò io ad amministrare Messina con bilanci falsi che occultano la situazione debitoria. Non sarò io a gestire il destino dei messinesi in assenza dei più elementari presupposti che possano garantire sicurezza, vivibilità e sviluppo. Ho già detto più volte in Consiglio comunale, in occasione del lungo dibattito sul “Salva Messina” , che non sarei mai passato alla storia per aver dichiarato il fallimento del comune di Messina: il “Salva Messina” con i tutti i provvedimenti previsti ha propria questa funzione. Se non si ottengono almeno 10 milioni di euro annuali di nuove entrate (lotta all’evasione) ed almeno 10 milioni di euro di risparmi annuali sull’attuale bilancio comunale e non si tagliano gli sprechi nelle partecipate non c’è alcuna prospettiva di avere una città normale che possa rialzarsi dal fango nel quale annaspa. Non mi interessa amministrare debiti e non mi interessa amministrare le partenze dei nostri giovani verso terre più fortunate. Chiedo alla città di reagire e di far sentire la propria voce per fermare le lobby che si sono già messe in movimento per fermare questa rivoluzione copernicana”.

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