Marcello Dell’Utri andrà ai domiciliari. Il Tribunale di sorveglianza, accogliendo la richiesta dei legali, ha disposto il differimento della pena per l’ex senatore di Forza Italia.
“La patologia cardiaca di cui dell’Utri soffre ha subito un recente e significativo o aggravamento rispetto alle pregresse condizioni e non sono secondarie le negative ricadute di altri fattori complicanti quali l’età, 77 anni, il trattamento radioterapico, la malattia oncologica e le condizioni psichiche. I sanitari hanno segnalato il rischio di morte improvvisa per eventi cardiologici acuti e hanno concluso per la non compatibilità col carcere”. E’ uno stralcio del provvedimento con cui il tribunale di sorveglianza di Roma.
L’ex esponente azzurro e strettissimo collaboratore di Silvio Berlusconi sta scontando una condanna definitiva a 7 anni per concorso in associazione mafiosa.
Un primo passo verso un beneficio maggiore? Dopo il caso di Bruno Contrada che aveva fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), legali e familiari di quello che è stato uno degli uomini più potenti d’Italia ai tempi d’oro del partito dell’ex Cavaliere, hanno tentato di cavalcare l’onda del successo ottenuta dall’ex superpoliziotto che è stato definitamente scarcerato.
La motivazione: il “concorso” non era ancora previsto e non ancora ben definito nel codice penale al momento in cui i fatti sarebbero avvenuti. Per le stesse ragioni, Dell’Utri aveva invocato una revisione della sua sentenza presso la Cedu. Oggi la decisione del tribunale di sorveglianza di farlo tornare a casa per scontare il resto della pena. Lui, definito “un perseguitato” e “un prigioniero politico” da Silvio Berlusconi, affetto da acciacchi e malanni vari, alcuni anche gravi, oggi si è lasciato alle spalle i cancelli del carcere.
Le relazioni dei medici di Rebibbia, in cui Dell’Utri è detenuto, sono del 28 giugno e del 5 luglio. Nella decisione del tribunale pesa anche lo stato psichico dell’ex senatore che ieri ha rifiutato di sottoporsi alla coronografia programmata presso l’ospedale San Filippo Neri, “non ritenendosi in grado di affrontare lo stress psicologico del piantonamento nell’ipotesi del ricovero postoperatorio riabilitativo rappresentato dai sanitari”, scrivono i giudici.
“Sebbene si tratti di motivazione discutibilmente giustificativa – spiegano – va tenuto conto delle condizioni psicologiche descritte nelle relazioni che indicano fragilità e sentimenti di sfiducia su cui incidono l’età e la recente conclusione del ricovero ospedaliero con piantonamento, protratto dal 14 febbraio al 18 aprile scorso, che lo ha emotivamente provato. Ma soprattutto – aggiungono – va considerato che l’esame coronografico, complicato da probabile angioplastica ed ecografia intravascolare, è invasivo e non privo di rischi e difficoltà, considerato che il paziente non è giovane, ha appena concluso 40 cicli di radioterapia e presenta una condizione cardiaca molto delicata per le accertate stenosi di grado severo”.
“L’attuale stato di salute – proseguono i magistrati – non appare compatibile con la carcerazione per la ricorrenza di gravi ed improvvisi rischi per la vita e la salute, non fronteggiabili con gli strumenti sanitari del circuito penitenziario in considerazione delle preoccupanti condizioni cardiache, del complesso quadro multipalogico, delle precedenti e debilitanti cure radioterapeutiche, dell’età, dello stato ansioso e della necessità di un intervento cardiologico delicato”.
“E’ anche consequenziale alle attuali, compromesse, condizioni cliniche ed alle prevalenti preoccupazioni per l’evoluzione delle patologie – concludono – che l’attenzione del soggetto verso il trattamento penitenziario sia fortemente scemata, sicché il protrarsi dell’esecuzione della pena in regime di detenzione ordinaria non è più rispondente alla finalità rieducativa ed al senso di umanità“.
Alle 10 di questa mattina, Marcello Dell’Utri ha quindi lasciato il carcere. Visibilmente dimagrito, con un camicione verde su cui erano infilati di traverso gli occhiali da sole, scarpe da ginnastica e una busta in mano.
Ha riabbracciato i parenti per poi dirigersi verso l’abitazione del figlio, a Roma, dove sconterà i domiciliari. Il provvedimento scadrà il 28 settembre, data in cui è stata fissata l’udienza per discutere la perizia sullo stato di salute del condannato.