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Mafia a Palermo, infiltrazioni nel commercio: i nomi degli indagati

martedì 12 Luglio 2022
finanza

Le indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, nell’operazione Sottoveste, avrebbero consentito a Giuseppe Calvaruso, ritenuto il reggente della famiglia di Pagliarelli, di infiltrarsi in una serie di attività commerciali attraverso una impresa edile che sarebbe stata realizzata ad hoc per gestire una serie di ristrutturazioni nella catena di importanti marchi.

Agli arresti sono finiti: Cesare Ciulla, 62 anni, titolare di fatto della Due H srl, Primaria valigeria Quattrocchi srl, Intimoda Group srl, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare cosa nostra. Giuseppe Calvaruso, 45 anni, Palermo, ritenuto socio occulto della Intimoda Group srl, indagato per intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare Cosa Nostra. Ai domiciliari Giovanna Calvaruso, 42 anni, Palermo, ritenuta socio occulto della Intimoda Group srl, indagata per intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare cosa nostra. Diego Ciulla, 61 anni, Palermo, titolare di fatto della H Passi e Passetti srl e della Eich Store srl, indagato per intestazione fittizia. L’interdittiva ad esercitare attività imprenditoriale per un anno è stata disposta nei confronti di Samuele Anzalone, 27 anni di Palermo, rappresentante legale della Intimoda Group srl, indagato per intestazione fittizia; Stefano Ganci, 28 anni, Palermo, rappresentante legale H Passi e Passetti srl, indagato per intestazione fittizia e Pietro Castagna, 61 anni, di Palermo rappresentante legale della Eich Store srl, indagato per intestazione fittizia.

Uno degli indagati, imprenditore di successo, avrebbe fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il “reggente” del citato mandamento, già condannato per associazione mafiosa. Appena uscito dal carcere era stata costituita un’impresa edile alla quale sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita. Questo avrebbe consentito al reggente di procurarsi contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale, assunzioni di familiari nei punti vendita, dopo l’arresto, elargendo somme di denaro ed altre forme di aiuto economico durante il periodo di detenzione. Una condotta che avrebbe permesso di rafforzare il potere dell’uomo d’onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’assistenza alle famiglie dei detenuti.

Più che un rapporto tra imprenditori quello che Cesare Ciulla, proprietario della catena dei negozi Hessian e il boss Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento di Pagliarelli, era un rapporto di amicizia. I due sono finiti in carcere oggi nel corso dell’operazione Sottoveste della guardia di Finanza di Palermo. Ciulla, che ha una condanna a 10 anni per droga secondo i pm di Palermo, “ha assicurato, in via sistematica e continuativa, il proprio qualificato apporto a Calvaruso nella consapevolezza del ruolo mafioso di quest’ultimo”. I due secondo le indagini della Dda e l’ordinanza del gip Walter Turturici sarebbero soci occulti in alcuni negozi ora finiti sotto sequestro. Per ristrutturare la catena di negozi Calvaruro avrebbe messo in piedi l’impresa edile la “Edil Professional”.

Ciulla avrebbe cercato di mettersi in contatto con Calvaruso anche quando il boss era in Brasile. L’imprenditore quando ha saputo dell’arresto di Calvaruso, durante le festività di Pasqua, avrebbe subito chiamato il padre del reggente e avrebbe detto di essere a sua disposizione per tutto. “Io per quello che posso fare a disposizione”, diceva il titolare dei negozi Hessian all’amico. Che rispondeva: “Grazie, mi levi dai guai perché non so che dirci… perché non è che solo fine settimana è pure vigilia di Ferragosto”.

I parenti degli arrestati reclamavano i soldi. I due volevano anche acquistare un resort a Vulcano. “Gli sto facendo comprare a Vulcano il residence, dandomi la gestione, il patto è questo“, diceva Calvaruso nel 2017. L’affare non andò in porto: “Lo sai qual è la rabbia… che con 300.000 fai l’operazione. E che operazione: 25 unità immobiliari!”.

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