La Prima del Commissione del Csm è orientata ad archiviare la pratica che era stata aperta nella consiliatura precedente sulla base dell’esposto di Fiammetta Borsellino sui depistaggi nelle indagini sulla strage in cui persero la vita suo padre Paolo e gli agenti di scorta.
In particolare la figlia del magistrato ucciso in via D’Amelio aveva chiesto di far luce sulle “disattenzioni” che ci sarebbero state sulle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. Il voto con l’approvazione delle motivazioni della proposta è previsto per l’inizio di marzo.
A quanto si è appreso, la scelta di chiudere il caso sarebbe condivisa da tutta la Commissione. E sarebbe determinata dal troppo tempo trascorso che toglierebbe ogni efficacia all’unico strumento di intervento del Csm, il trasferimento d’ufficio per incompatibilità dei magistrati, visto che le toghe ipoteticamente coinvolte o non ci sono più o sono passate ad altre sedi o incarichi.
Non saranno dunque ascoltati i magistrati che si erano occupati delle dichiarazioni di Scarantino, Fausto Cardella, Francesco Paolo Giordano, Roberto Saieva e Ilda Boccassini, come aveva deciso invece il precedente Csm, il cui unico atto istruttorio era stata l’audizione del pm Nino Di Matteo, oltre che l’acquisizione delle motivazioni della sentenza del Borsellino quater.
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