A novembre scorso aveva rifiutato il trasferimento per ragioni di sicurezza, dopo che un’intercettazione aveva rilanciato l’allarme sui rischi di un attentato ai suoi danni, adesso il pm Nino Di Matteo si prepara a lasciare Palermo. Accogliendo la sua domanda, all’esito di un concorso, la III Commissione del Csm ha proposto al plenum di assegnare a lui uno dei 5 posti di sostituto procuratore da coprire alla Direzione nazionale antimafia.
Nell’intercettazione incriminata un appartenente al nucleo mafioso di Cosa Nostra, all’oscuro della presenza di microspie piazzate dagli investigatori, raccomandava alla moglie che era accanto a lui in macchina di “non andare al circolo sportivo” frequentato dal pm Nino Di Matteo “perché lo devono ammazzare”.
Le possibilità di un trasferimento erano state due ma “accettare la scorciatoia” di un trasferimento per ragioni di sicurezza sarebbe stato “un segnale di resa personale e istituzionale che non intendo dare”; queste le motivazioni che aveva presentato il magistrato più protetto d’Italia a novembre, quando era stato convocato dai consiglieri. Ma in precedenza era stato propri il Csm a bocciare la sua candidatura alla procura guidata da Franco Roberti (foto accanto), preferendogli altri tre colleghi. Un boccone amaro da digerire per Di Matteo, che reagì con un ricorso al Tar del Lazio, lamentando di aver subito “un’ingiusta mortificazione”.
Il capo della procura palermitana, Francesco Lo Voi (foto accanto), ha segnalato l’episodio al Csm e che ha proposto al plenum di destinare alla Procura nazionale antimafia altri quattro magistrati, oltre a Di Matteo. Tre di loro sono tutti sostituti alla procura di Roma: si tratta di Francesco Polino, Barbara Sargenti e Maria Cristina Palaia. L’altro magistrato indicato dalla Commissione è un pm di Napoli, Michele Del Prete.