Poste Italiane cede la Banca del Mezzogiorno a Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa controllata al 100% dal Ministero dell’Economia. Ritorna in auge l’ente, voluto nel ‘52 da De Gasperi, e rilanciato nel 2009 dal ministro dell’economia e delle finanze del governo Berlusconi, Giulio Tremonti. Un’istituzione che, nonostante i suoi tanti limiti, ha contribuito allo sviluppo delle Regioni meridionali negli anni del boom economico nazionale e che dalla fine della Prima Repubblica ha smarrito la sua vocazione principale: finanziare l’iniziativa imprenditoriale nel Mezzogiorno per promuovere l’insediamento di nuove aziende e la crescita del tessuto produttivo esistente.
Si tratta di un’operazione dall’importante valenza strategica se si considerano le difficoltà di accesso al credito lamentate dalle imprese del Sud e il ruolo che gli istituti bancari hanno nell’erogazione dei finanziamenti necessari alle aziende e agli Enti locali, per partecipare ai programmi di sviluppo dedicati. Primo tra tutti il Masterplan voluto dal governo Renzi e i vari Patti per il Sud siglati con le Regioni e le città meridionali. Una priorità politica, riscoperta soprattutto all’indomani della sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, quando i risultati elettorali mostrarono in modo evidenti che il Mezzogiorno in massa aveva bocciato l’operato dell’esecutivo.
Oggi l’annosa ed infinita “questione meridionale” torna ad essere presente nell’agenda politica nazionale. “Il Sud è decisivo per la ripartenza del Paese”, sostiene il ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, in un’intervista al Corriere della Sera. “Lo sforzo del governo è condiviso dalle istituzioni locali. E dopo i primi risultati del 2015, con un aumento del Pil nel Mezzogiorno dell’1% superiore allo 0,8% della media nazionale, e una crescita dell’occupazione anch’essa maggiore, credo che nel 2016 avremo la conferma di una ripartenza e che il 2017 potrà essere l’anno della svolta”. Per De Vincenti la cessione della Banca del Mezzogiorno-Medio Credito Centrale da Poste a Invitalia “irrobustirà l’azione di promozione e attrazione di investimenti nel Sud”. “La Banca del Mezzogiorno è una realtà positiva con potenzialità ancora inespresse – spiega – ha gestito molto bene il Fondo centrale di garanzia sui prestiti alle Pmi, che hanno attivato 14 miliardi di euro di investimenti, mentre ha sviluppato in maniera insufficiente l’attività di credito, con circa 2 miliardi erogati, e quella di sostegno agli investimenti strategici. Il collegamento con Invitalia rafforzerà questi due fronti d’azione”.
La Banca del Mezzogiorno sarà, quindi, l’istituto di credito per lo sviluppo previsto dal Piano industriale 2017-2019, presentato proprio oggi da Invitalia. “Sarà una banca di secondo livello, come era in origine e come purtroppo non è stata negli anni scorsi: opererà solo per il tramite di reti di banche di credito ordinario. Su questo saremo fermissimi”, ha spiegato l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri. “L’integrazione del fondo centrale di garanzia”, gestito dalla Banca del Mezzogiorno, “con il nostro sistema di incentivi è molto importante e moltiplicherà i nostri risultati”, ha aggiunto Arcuri che ha ricordato: “nel 2016 il 22% delle imprese del Sud che hanno chiesto finanziamenti li ha ottenuti, solo il 4,8% per intero. Il costo del denaro al Sud è di 1 o 2 punti più caro rispetto al resto del Paese, talvolta a ragione”.
Il ragionamento portato avanti non fa una grinza. Adesso non resta altro che attendere la prova dei fatti, affinchè la Banca del Mezzogiorno recuperi la sua mission originaria, le imprese del Sud possano ottenere con più facilità il denaro di cui hanno bisogno e si favorisca così l’attuazione delle varie politiche pubbliche, nazionali ed europee, per lo sviluppo del Meridione.
Sarà finalmente la volta buona?