“Sono stati due mesi impegnativi, vissuti lavorando h24 e che mi sono serviti per conoscere meglio uomini e cose. Questa è una realtà che ha grandissime potenzialità ma è stata sottoutilizzata. Serve sicuramente un’iniezione di regole e modalità comportamentali ed anche un potenziamento del personale che è ridotto al lumicino. Diciamo che in questo momento tra i due porti, Catania ed Augusta, si è fatta una somma matematica più che un’Autorità di sistema. Sono due mondi completamente diversi ed è questa la grande sfida”.
Per Francesco Di Sarcina, dal 15 marzo presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Orientale, le sfide sono un’opportunità da affrontare pancia a terra, perseveranza, competenza e determinazione. Commissario dell’Autorità portuale del mar Ligure Orientale (dopo esserne stato segretario generale) ha alle spalle una lunga esperienza all’Authority di Messina come direttore generale.
“La prima cosa da fare è costruire la squadra. Al momento stiamo lavorando al massimo, ma ci sono problemi di personale che è sottodimensionato. Per fare solo un esempio ho una sola persona all’ufficio appalti- spiega Di Sarcina- Le assunzioni sono la priorità. Intanto stiamo riattivando i concorsi che per diversi motivi erano bloccati dal 2020, poi valuteremo altri interventi. Si tratta di due realtà diverse, geometricamente, per attitudini, che devono diventare complementari. Potremmo definire quello tra i porti di Catania ed Augusta, un matrimonio d’affari, ma è su questo che stiamo lavorando”.
Intanto è stato approvato il bilancio consuntivo del 2021, che ha consentito di verificare l’assoluta solidità dei conti e la buona condotta amministrativa operata nello scorso anno. Lo strumento contabile ha ottenuto il parere favorevole del Collegio dei revisori dei conti e del Tavolo di partenariato della risorsa mare. Entro sette mesi l’iter procedurale per quei concorsi che erano stati sospesi dovrebbe essere ultimato e consentire l’ingresso di circa 25 figure professionali tra ruoli tecnici e amministrativi. Contestualmente si procederà con alcune stabilizzazioni e progressioni interne per valorizzare le professionalità che già ci sono.
Oltre al personale c’è l’aspetto relativo alle infrastrutture ed agli appalti. I due porti, Catania ed Augusta, come detto sono diversi.
“Nel porto di Catania c’è una netta separazione tra l’ambito commerciale Catania e il resto- prosegue Di Sarcina– Il porto commerciale è leader per tutto il centro sud con un traffico di quasi 6 milioni di tonnellate l’anno. Poi dobbiamo valutare quel che riguarda la parte più antica del porto pensando al water front e al settore crocieristico”.
A Catania si attende l’appalto dei lavori di rifiorimento della mantellata esterna della diga foranea e all’avvio dei lavori per il ripristino funzionale della darsena traghetti, la cui perizia di variante è in corso di approvazione.
Diverso il discorso per Augusta. Che è solo porto commerciale e industriale ma necessita di un forte impegno alla luce dell’attuale situazione.
“Per il porto di Augusta le sfide sono tre- continua il presidente– Aiutare il Ministero dell’ambiente nella necessaria bonifica del territorio. Dobbiamo fare la nostra parte e ci sono già interlocuzioni ben avviate. La seconda sfida è il progetto di transizione energetica e l’economia green ed anche su questo ho le idee chiare. Infine la terza sfida è rendere riconoscibile nel mondo commerciale il porto di Augusta. Sono tre obiettivi strettamente legati”.
Sia a Catania che ad Augusta entro giugno si procederà con una serie di appalti. Nello specifico, per il porto commerciale di Augusta l’auspicio è di appaltare i lavori di manutenzione straordinaria delle opere, degli arredi di banchina e dei piazzali il cui progetto da 21 milioni di euro è stato approvato dal Comitato tecnico amministrativo regionale e di avviare concretamente il cantiere per la realizzazione del 1° e del 2° lotto del terminal container, i cui lavori sono stati già aggiudicati nel novembre 2020 per un importo di oltre 50 milioni di euro.
“Per quest’ultimo intervento dobbiamo bruciare le tappe, recuperare tempo e scongiurare la revoca del finanziamento Pon la cui scadenza è fissata per dicembre 2023. L’avvio di tutti i lavori tra i due porti consentirà entro fine anno di immettere circa 260 milioni di risorse a beneficio del comparto edile, oltre che di generare un significativo miglioramento infrastrutturale dei porti nei prossimi tre anni”.
Insomma c’è da lavorare e tanto e farlo subito per evitare di perdere quei treni finanziari rappresentati dal Pnrr e non solo. Ma se gli chiedi se la Sicilia può finalmente diventare il cuore del Mediterraneo sfidando la cosiddetta via della Seta e i colossi infrastrutturali che ci sono adesso lui chiarisce il suo punto di vista.
“Sì, – precisa Francesco Di Sarcina– purchè si chiarisca con un’operazione verità sulle vere potenzialità della Sicilia. Non dobbiamo sognare ad occhi aperti inseguendo vecchi stereotipi. Noi siamo l’ interfaccia con l’Africa. E’ quello il nostro futuro. Non dobbiamo guardare Genova pensando che all’improvviso la Cina piuttosto che altri decidano di lasciare quelle rotte per optare per i porti siciliani. Oggi i mercati veri sono in Europa. Dal punto di vista dell’economia dei trasporti è chiaro che conviene utilizzare una nave perché più tempo i container con le merci viaggiano in mare meno si paga. Se vuoi trasportare la stessa quantità di merce che sta in una nave su un treno quanti vagoni devi avere per farlo arrivare dalla Sicilia, ipotizziamo a Berlino? In quest’ottica non ha senso pensare di lanciare la sfida ai porti più competitivi. Perché la Cina dovrebbe lasciare Genova o Trieste? Penso invece che dobbiamo guardare ai nuovi mercati dell’Africa, là dove si trova il futuro”.
Nel frattempo l’ingegnere appassionato di letture e di sport e che dal 2017 al marzo 2022 ha fatto la spola tra la Sicilia e la Liguria si è dedicato alla scrittura ed ha pubblicato un romanzo che nelle prossime settimane sarà presentato anche nell’isola.
Marsili, dal nome del vulcano sottomarino che si trova nel Tirreno meridionale e fa parte dell’arco insulare eoliano, è un thriller che in realtà affonda le radici in fatti realmente accaduti.
“Ho iniziato a scriverlo in aereo, durante i viaggi dalla Sicilia. Ma tra la stesura, le ricerche e la revisione gli anni son passati. E’ una storia che racconta dello smaltimento in mare di rifiuti tossici e diciamo che attingo molto alla fantasia. Ma alla base ci sono fatti realmente accaduti”. I colpi di scena nelle 400 pagine del libro non mancano e dopo aver inviato il manoscritto a diverse case editrice “galeotto” fu un concorso letterario.
“Non l’ho vinto ma sono arrivato tra i finalisti e la casa editrice Il Filo d’Arianna ha trovato interessante il romanzo. E’ piaciuto”. L’idea di scrivere risale a 5 anni fa, in occasione del suo 50esimo compleanno.
“E’ un’età in cui ti dici che devi fare cose che diano un significato intenso alla tua vita. Così mi sono posto 4 sfide da realizzare nei successivi 10 anni. In realtà ci sono riuscito entro i primi 5 anni e adesso penso già alle sfide da compiere entro i 60 anni”.
Erano quattro sfide ed una sola l’ha raggiunta a metà ma conta di completare anche quella. 1) correre una maratona, 2)raggiungere a piedi la capanna Margherita sul Monte Rosa (a 4.556 metri), 3)dipingere 4)scrivere un libro.
“Al rifugio sul Monte Rosa sono arrivato. Il romanzo l’ho scritto e pubblicato. Ho dipinto trenta quadri ad olio. L’unico problema è la maratona. Tra infortuni e covid ho potuto correre solo 14 mezze maratone, ma conto di fare anche quella e di poter pensare alle altre sfide, quelle da realizzare entro i 60 anni. Fisiche e intellettuali. Temo che quelle oltre i 60 anni saranno solo intellettuali……..”.