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La dichiarazione

Dimensionamento, in Sicilia grossi tagli alle scuole. Rizza (Cgil): “Una crisi socio-economica che non accenna a diminuire”

lunedì 25 Novembre 2024
Adriano Rizza

Accorpamento e dimensionamento scolastico, quest’anno da parte del Ministero è prevista la chiusura e l’accorpamento di un certo numero di istituti scolastici secondari superiori in tutta la Sicilia. I tagli alle autonomie scolastiche preoccupano.

Le Regioni e gli uffici scolastici regionali hanno già da tempo pubblicato i piani di dimensionamento per l’anno scolastico 2024/25. Con il decreto firmato dall’assessore regionale all’Istruzione, Mimmo Turano, è stato approvato il Piano di dimensionamento e razionalizzazione delle rete scolastica della Sicilia per l’anno 2024/2025, che prevede una riduzione di 75 istituzioni scolastiche in tutta l’Isola, puntando così sulla “verticalizzazione” delle direzioni didattiche (primarie) e delle scuole secondarie di primo grado (medie) in istituti comprensivi.

Un Piano che tiene conto di determinate condizioni come il numero degli alunni, la disponibilità di locali idonei e i limiti in materia di dotazione organica del personale dirigenziale.

È una vera e propria emergenza la tendenza che stiamo registriamo, ormai da anni, nella scuola siciliana. Una denuncia portata avanti dalla Cgil già all’inizio di quest’anno. “Un rimorso di coscienza che fa partorire alla montagna un topolino”, la Cgil ha ribadito la sua disapprovazione.

Solo nell’ultimo lustro la regione ha perso 103 autonomie scolastiche, passando dalle 831 dell’anno scolastico 2020/21 alle 728 dell’anno scolastico 2024/25 e 41.878 studenti, passando nello stesso periodo dai 702.507 ai 660.629.

Sono queste le informazioni che emergono elaborando i dati ufficiali rilevati dall’ufficio di statistica del Ministero dell’istruzione e del merito. Andando più nel dettaglio  a causa del dimensionamento scolastico sono scomparse ben 43 sedi, hanno proprio chiuso i battenti 15 edifici scolastici dell’infanzia, 19 della primaria e 13 della secondaria di primo grado.

Adriano Rizza

L’impoverimento socio-educativo che emerge dai numeri sopra citati – dichiara Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia – è figlio di una crisi socio-economica che non accenna a diminuire, nonché di una volontà politica scellerata. Non solo la mancanza di lavoro, ma anche il divario di servizi pubblici tra Nord e Sud del Paese, nei diritti di cittadinanza (la carenza di asili nido, del tempo pieno nelle scuole e di infrastrutture scolastiche adeguate) spinge le famiglie e i giovani a lasciare la Sicilia“.

Come se non bastasse ciò che si registra è anche la diminuzione della popolazione scolastica, ovvero il numero di studenti che frequentano le scuole nell’Isola. Sicuramente si tratta di un fenomeno figlio della crisi socio-economica che da decenni affligge la Sicilia. Infatti recenti studi, elaborati dalla Svimez, hanno fotografato uno spopolamento del Mezzogiorno e delle sue aree interne, caratterizzato da una migrazione sempre più selettiva. Ne consegue che ogni anno la Sicilia perde 15.000 abitanti, di cui 7.000 giovani laureati, mentre circa un terzo degli studenti meridionali preferisce le università del Nord.

In controtendenza è, invece, il numero di alunni stranieri che, sempre negli ultimi 5 anni, è aumentato di 3.814 unità, ovvero dai 26.360 dell’anno 2020/21 ai 30.174 di quest’anno. L’aumento è stato registrato in tutti gli ordini e gradi, +601 all’infanzia, +1.936 alla primaria, +1.291 alla secondaria di primo grado, tranne che alla secondaria di secondo grado, dove invece c’è stata una lieve riduzione di 14 unità.

Un dato che ci spinge a pensare quanto sia indispensabile lavorare per contrastare la dispersione scolastica.

Un ultimo aspetto preoccupante riguarda l’aumento di 5.643 alunni con disabilità, passato da 27.986 a 33.629, al quale non segue un adeguamento dei posti di sostegno in organico di diritto. Basti pensare che su 25.549 docenti ben 11.595 sono in deroga, ovvero precari. Una situazione, quest’ultima, che impedisce di garantire la continuità didattica tra docente e discente.

Occorre pertanto che chi ci governa conclude Rizzasia a livello regionale ma soprattutto nazionale, metta in atto delle politiche finalizzate a ridurre il divario territoriale e aumentare, per i nostri giovani, le opportunità di lavoro, in termini di quantità e di qualità. In questo quadro la legge sull’autonomia differenziata, voluta dal Governo Meloni e avallata dal Governo Schifani, non fa altro che peggiorare la situazione“.

Accorpamento di due scuole a Enna, la manifestazione degli studenti.

Luisa Lantieri
Luisa Lantieri

Un episodio emblematico è quello che si è registrato ad Enna. Gli studenti del liceo scientifico Farinato e quelli del Colajanni, che comprende il liceo classico, scienze umane e musicale hanno protestato contro l’accorpamento delle scuole. Questo dopo la decisione della conferenza provinciale di riunire i due liceinonostante – scrivevano in un documento gli studenti – Enna rientri tra i territori con condizioni disagevoli, come, la viabilità precaria, incapace di assicurare tempi sostenibili di percorrenza e, con una densità demografica in calo. E’ chiaro che gli istituti ennesi abbiano la necessità di usufruire delle deroghe previste dalla legge“.
L’accorpamento avrebbe come conseguenza la riduzione del personale docente e dei servizi scolastici, così come la perdita di identità per gli istituti coinvolti.

Della vicenda si è interessata anche Luisa Lantieri, deputata regionale di Forza Italia all’Ars, “é inammissibile che una cittadina capoluogo come Enna, con due istituti storici, e tra l’altro con un adeguato numeri di iscritti debba essere accorpato, ha dichiarato. “I ragazzi hanno preso coscienza del problema, e lotteranno con caparbietà affinché venga scongiurato il previsto accorpamento. Sono veramente orgogliosa di questi ragazzi perché ci stanno mettendo l’anima nel difendere un loro diritto. Bisognerà lavorare tutti insieme e non abbassare l’attenzione su questa problematica”.

 

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