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Dimissioni di Musumeci dietro l’angolo ed election day: ecco cosa accade

mercoledì 3 Agosto 2022
Nello Musumeci

Il dado è tratto: si va verso l’election day il 25 settembre. Elezioni Politiche ed elezioni Regionali nello stesso giorno. Nello Musumeci ha preso la sua decisione: dimissioni e voto anticipato. E’ ormai questione di ore.

Quella del presidente della Regione è stata una decisione travagliata giunta a conclusione di settimane convulse, tra vertici romani, riunioni palermitane, vecchi e nuovi veleni, frecciate quotidiane degli alleati sempre più “fratelli-coltelli” e rassicurazioni sempre meno solide da parte del suo partito. Un’altalena di tensioni dal giorno della caduta del governo Draghi che ha reso più pesante un clima che già da tempo era rovente.

Ma del resto Musumeci lo aveva detto: “Sull’election day sentirò tutti ma deciderò in piena autonomia”. E dopo aver sentito gli alleati del centrodestra, propensi ad arrivare alla naturale scadenza del mandato, quindi ai primi giorni di novembre, ha preso la sua decisione.

Certamente hanno pesato le continue dichiarazioni, soprattutto da parte del più acerrimo avversario interno, ovvero Gianfranco Miccichè in un crescendo che non sarebbe venuto meno nelle prossime settimane. Le dimissioni spuntano le armi agli avversari della coalizione, se non altro accelerano i tempi delle decisioni su candidature e liste e spiazzano chi in questi ultimi mesi ha avvelenato i pozzi.

Diverse le motivazioni a favore dell’election day, compreso il notevole risparmio economico derivante dal votare per due elezioni in una sola data, evitando quindi due chiamate alle urne a distanza di un mese e mezzo.

Accorpare Politiche e Regionali consente al centrodestra, secondo la tesi dei favorevoli, di poter contare sull’onda lunga dei sondaggi e quindi veleggiare verso il ripetersi di numeri vicini a quelli dell’epoca del berlusconismo. In più le Regionali anticipate troverebbero un centrosinistra alle prese con la rottura dell’alleanza nazionale tra Pd e 5Stelle e pertanto costretti a dover seguire strade separate anche nell’isola. Un’alleanza giallorossa solo in Sicilia mentre a livello nazionale volano gli stracci tra Pd e 5stelle sarebbe improponibile e soprattutto incomprensibile per gli elettori.

Inoltre l’onda lunga delle Politiche può essere sfruttata dal centrodestra anche nei confronti di Cateno De Luca che non ha un partito nazionale alle spalle.

C’è poi un altro elemento che potrebbe aver influito sulla decisione del voto anticipato. Finora il centrodestra non ha dato alcun nome alternativo a Musumeci né indicazioni di qualcuno sul quale sia stata trovata la quadra. Con le dimissioni da ufficializzare entro il 9 agosto (termine ultimo per l’election day il 25 settembre) i tempi sono strettissimi ed i margini per estenuanti trattative e riunioni tra partiti della coalizione su eventuali rose di candidature si riducono. Insomma mentre si scatena il totonomi e spuntano le più svariate ipotesi di fantapolitica che viaggiano tra la Sicilia, il Lazio, la Lombardia (regioni  entrate nello scacchiere di recente e per le quali ballano i nomi di Lollobrigida di Fratelli d’Italia nel Lazio, Attilio Fontana Lega e Letizia Moratti per la Lombardia), l’accelerazione potrebbe essere la mossa risolutiva per mettere all’angolo chi pensava alla strategia del fuoco lento.

Ma vediamo cosa accade in caso di dimissioni. La decisione deve essere in ogni caso formalizzata, come detto, entro il 9 agosto. Resta da capire se serva anche un passaggio all’Ars.

Dal momento dell’ufficializzazione il presidente resta in carica come dimissionario fino alla data delle elezioni. Non si verifica quindi quanto accadde con le dimissioni di Cuffaro dopo le quali fu il vicepresidente Nicola Leanza a fare da facente funzioni perché in quel caso c’era l’interdizione dai pubblici uffici.

Musumeci quindi resta regolarmente in carica, così come la sua giunta fino al 25 settembre per svolgere quella che viene definita l’ordinaria amministrazione. Vengono esclusi quindi provvedimenti o atti “straordinari”.

Sia Musumeci che gli assessori sono regolarmente candidabili sia per le Politiche che per le Regionali. Non c’è quindi ineleggibilità. Scatterebbe in caso di elezione l’incompatibilità, ovvero la possibilità di scegliere tra le due cariche. Ma poiché il governo regionale resta in carica fino alle elezioni è chiaro che dopo le urne non si possono verificare casi di incompatibilità. A meno che non si registrino doppie candidature, sia alle Politiche che alle Regionali e si venga eletti in entrambi i casi ed allora il “bis-eletto” deve comunque optare.

I tempi dalle dimissioni all’election day sono strettissimi. Le liste per le Regionali dovranno essere presentate, il 21 agosto il che significa che con l’incombere delle Politiche ed il Ferragosto, i partiti dovranno essere al lavoro da subito.

Il centrodestra dovrà in ogni caso sciogliere il nodo della candidatura alla Presidenza della Regione, dal momento che fino ad oggi non sembra ci sia alcun nome che abbia messo tutti d’accordo.

Girano i nomi di Stefania Prestigiacomo, Alessandro Pagano, Nino Minardo, Massimo Russo, Raffaele Stancanelli, ma di convergenze ce ne sono poche.

Se la coalizione non dovesse trovare, come finora si è visto, la condivisione sul nome di Musumeci quali decisioni prenderà il Presidente? Sarà candidato al Senato con Fratelli d’Italia? Oppure avrà un ruolo di sottosegretario in un eventuale governo Meloni?

Anche in questo caso ci sono almeno due variabili. La prima riguarda i tempi delle candidature per le Politiche. In questi giorni i partiti sono impegnati proprio con la divisione dei collegi e la predisposizione delle candidature. Le prime indicazioni stanno già emergendo ed il quadro siciliano deve essere chiaro entro la fine della prossima settimana. Un’eventuale candidatura di Musumeci al Senato deve quindi essere stabilita in tempo. La seconda variabile è Salvo Pogliese, che si è dimesso da sindaco di Catania proprio per competere alle Politiche (con ogni probabilità al Senato) ed anche questo è un fatto da tenere in considerazione.

Infine c’è chi dice che Musumeci spariglierà le carte e non si dimetterà affatto e lascerà che i tempi siano quelli della scadenza naturale con il voto tra fine ottobre e la prima metà di novembre.

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