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L'iter

Dirigenti regionali, arriva la riforma di Schifani per dare nuova linfa alla macchina amministrativa

giovedì 5 Settembre 2024
Renato Schifani

Non è una novità che il governo regionale voglia tracciare un nuovo percorso per la Sicilia, puntando i riflettori su una stagione di ricambio generazionale anche per le figure dirigenziali. Una compiuta riforma della dirigenza regionale è stata più volte annunciata, ma mai realizzata.

Un cambio di passo all’interno dell’amministrazione regionale è da valutare sul fronte del reclutamento di nuove risorse umane che possano svecchiare il personale dirigenziale dando nuova linfa al comparto. La dotazione organica della dirigenza è stata annualmente ridotta e si è attestata, nel 2024, a 752 unità.

Renato Schifani

Una riforma auspicata da diversi mesi dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani che ha elaborato un disegno di legge che getta le basi per un nuovo ordinamento della dirigenza siciliana. Se ne discuterà per la prima volta lunedì in commissione Affari istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate.

Una riforma che interviene a distanza di oltre venti anni dall’ultima legge regionale del 2000, finalizzata ad allineare l’ordinamento della dirigenza a quella di tutti gli enti del comparto funzioni locali e, al contempo, ad eliminare le criticità determinate dal mantenimento della cosiddetta terza fascia dirigenziale che, nell’assetto originario della legge regionale citata doveva avere durata meramente transitoria. Nelle Regioni, incluse quelle ad autonomia speciale, e negli Enti locali, la dirigenza è infatti ordinata in un’unica qualifica, i livelli di responsabilità e, conseguentemente, le retribuzioni, si differenziano in ragione degli incarichi attribuiti.

Il ddl prevede che il ruolo unico della dirigenza, istituito con legge del 2000, sia articolato in aree di competenza, al fine di tener conto delle professionalità tecniche necessarie in alcuni rami dell’amministrazione regionale, puntando ad nuova qualifica unica dirigenziale alla quale si potrà accedere solo per concorso pubblico. Il ruolo unico della dirigenza regionale, introdotto dall’art. 6 della legge 2000, è infatti articolato in due fasce, inoltre le funzioni dei dirigenti regionali sono stabilite dagli articoli 7 e 8 della richiamata legge regionale in funzione della tipologia di incarico ricoperto. I compiti e i poteri che il dirigente è chiamato ad esercitare si distinguono infatti esclusivamente in relazione all’incarico ricoperto e non alla fascia di appartenenza. Al riguardo la normativa distingue le “funzioni dei dirigenti di strutture di massima dimensione” (art. 7) e “le funzioni degli altri dirigenti“. Nel lavoro pubblico, “la qualifica dirigenziale non esprime una posizione lavorativa inserita nell’ambito di una carriera e caratterizzata dallo svolgimento di determinate mansioni, bensì esclusivamente l’idoneità professionale del dipendente a svolgerle concretamente per effetto del conferimento, a termine, di un incarico dirigenziale“.

Va pure evidenziato che il legislatore regionale ad oggi non ha previsto una dotazione organica differenziata per fasce dirigenziali. Quella attuale non prevede alcuna dotazione di prima fascia e un contingente limitatissimo di dirigenti seconda fascia: solo tre in servizio al 31 dicembre 2023. Il ruolo dei dirigenti dell’Amministrazione regionale, aggiornato da ultimo con un decreto del gennaio 2024, con riferimento ai dirigenti in servizio al 31 dicembre 2023, comprende complessivamente 698 dirigenti, di cui solo tre di seconda fascia e la rimanente parte di terza fascia.

Inoltre, sia nel contratto collettivo di lavoro della dirigenza per il quadriennio giuridico 2002-2005 e per i bienni economici 2002-2003 e 2004-2005, sia nel contratto per il triennio 2016/2018, recentemente stipulato dopo un blocco della contrattazione protrattosi per anni, il trattamento economico dei dirigenti di seconda e terza fascia è indistinto. I suddetti Contratti collettivi regionali del lavoro differenziano esclusivamente il trattamento riconosciuto ai dirigenti di prima fascia da quello dei dirigenti di seconda e terza fascia, mentre per questi ultimi la struttura e gli importi della retribuzione fondamentale non sono differenziati. Il trattamento economico dei dirigenti di prima fascia è inoltre riconosciuto ai dirigenti delle altre fasce incaricati delle funzioni di dirigente generale, per la sola durata del relativo incarico. Dunque, nessun onere discende dalla previsione di reinquadramento nella fascia unica dirigenziale dei dirigenti di terza fascia in atto in servizio. Gli stessi sono in numero inferiore alla dotazione organica rideterminata in applicazione della legge regionale del 2021.

Poi c’è anche la problematica irrisolta della terza fascia dirigenziale, istituita in una fase di prima applicazione dalla legge 2000 e a distanza di due decenni questa anomalia ordinamentale permane, “con l’effetto distorto di non rinvenire più personale dirigenziale in prima e solo sparute unità in seconda fascia a seguito dei pensionamenti intervenuti, mentre la totalità delle unità dirigenziali risulta inquadrata in terza fascia in distonia con quanto avviene a livello statale e con una palese asimmetria, in molti casi, tra inquadramento giuridico e attribuzione di funzioni e responsabilità”. Si legge nella relazione sul rendiconto e nella stessa secondo la Corte dei conti “appare infatti assai problematico, allo stato attuale, procedere all’assunzione di nuovo personale dirigenziale senza aver prima posto fine alla situazione di stallo determinata dal mancato superamento della terza fascia dirigenziale che doveva essere mantenuta solo in una fase di prima applicazione. Invece la cristallizzazione della terza fascia, a quasi vent’anni dalla sua transitoria previsione, continua a perpetrare una grave distonia rispetto all’ordito normativo della dirigenza pubblica degli altri comparti, cui invece occorrerebbe omogeneizzarsi, dando vita a incancrenite situazioni di palese distonia tra inquadramento e funzioni espletate”.

Con la terza fascia, sconosciuta nel panorama nazionale, rischia di crearsi il paradosso di unità dirigenziali neo assunte, inquadrate direttamente in seconda fascia, e quindi in posizione prioritaria rispetto all’attribuzione degli incarichi dirigenziali nei confronti della totalità dei dirigenti attualmente in servizio, collocati in terza fascia, molti dei quali già titolari da anni di incarichi dirigenziali generali o di strutture dirigenziali intermedie, quali aree e servizi.

Rinnovare la macchina amministrativa, dare opportunità a persone qualificate, professionisti della nostra regione e dare loro la possibilità di lavorare all’interno della pubblica amministrazione. La riforma rappresenta certamente un input importante della programmazione e della direzione dei vari assessorati e dipartimenti. Una necessità e una spinta decisiva per poter accelerare l’iniziativa governativa. 

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