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I punti contestati

Dirigenti regionali, i sindacati contro la riforma proposta dal governo Schifani

venerdì 4 Ottobre 2024
Regione Siciliana

Dopo oltre vent’anni la macchina regionale potrebbe ben presto tornare a svecchiarsi. Annunci, attese e proclami si sono susseguiti nel tempo senza riscontro, ma nei prossimi mesi potrebbero finalmente vedere la luce in fondo al tunnel. Davanti c’è ancora una lunga strada da percorrere. Come anticipato circa un mese fa da ilSicilia.it (CLICCA QUI) ha preso il via all’Ars l’iter della riforma dei dirigenti regionali. Il lavoro in I Commissione è iniziato e il confronto con i sindacati è già infuocato.

Nel corso dell’ultima riunione svoltasi in commissione sono stati ascoltati nuovamente i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Sadies, Siad, Ugl e Dirsi. Le sigle sindacali, convocate per presentare le proprie proposte e depositare le richieste di emendamenti, hanno esposto dubbi e perplessità sulla legge presentata dal governo. Diversi sarebbe i punti in contrasto e che avrebbero portato a scontri, anche con toni accesi, con la dirigente generale del dipartimento della Funzione Pubblica e del Personale Carmen Madonia.

COSA PREVEDE LA NORMA

La riforma, che interviene a distanza di oltre venti anni dall’ultima legge regionale del 2000, è finalizzata ad allineare l’ordinamento della dirigenza a quella di tutti gli enti del comparto funzioni locali e, al contempo, a eliminare le criticità determinate dal mantenimento della cosiddetta terza fascia dirigenziale, sconosciuta nel panorama nazionale e la cui durata era stata concepita come transitoria.

Un cambio di passo all’interno dell’amministrazione regionale è da valutare sul fronte del reclutamento di nuove risorse umane, per donare nuova linfa al comparto. A oggi, infatti, servirebbero 752 dirigenti, per dare benzina alla macchina amministrativa regionale, che attualmente ne conta soltanto 600.

Il ddl prevede che il ruolo unico della dirigenza, istituito con legge del 2000, sia articolato in aree di competenza, al fine di tener conto delle professionalità tecniche necessarie in alcuni rami dell’amministrazione regionale, puntando ad nuova qualifica unica dirigenziale alla quale si potrà accedere solo per concorso pubblico. Va evidenziato che il legislatore regionale ad oggi non ha previsto una dotazione organica differenziata per fasce dirigenziali. Quella attuale non prevede alcuna dotazione di prima fascia e un contingente limitatissimo di dirigenti seconda fascia: solo tre in servizio al 31 dicembre 2023. Il ruolo dei dirigenti dell’Amministrazione regionale, aggiornato da ultimo con un decreto del gennaio 2024, con riferimento ai dirigenti in servizio al 31 dicembre 2023, comprende complessivamente 698 dirigenti, di cui solo tre di seconda fascia e la rimanente parte di terza fascia.

LE PROPOSTE DEI SINDACATI 

In commissione i sindacati hanno sollevato i propri dubbi sul percorso proposto dal governo per il riordino della dirigenza regionale, ritenuto poco chiaro. Come si apprende da una nota firmata da Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Sadies, Siad, Ugl e Dirsifermo restando il superamento delle originarie previsioni dell’accordo Stato-Regione che per superare il problema della terza fascia prevedeva: “…. una procedura selettiva per titoli ed esami….”, risulterebbe più semplice prevedere, in sede di prima applicazione, l’inquadramento automatico dei dirigenti a tempo indeterminato dell’Amministrazione regionale nell’attuale seconda fascia, lasciando invariato tutto il resto e rinviando la trattazione delle tipologie di accesso per la dirigenza di prima fascia“.

La riforma proposta è ritenuta dai sindacati insufficiente e incapace di dare risposte esaustive. Se i problemi relativi alla terza fascia e al ricambio generazionale rappresentano il perno della riflessione, le sigle hanno posto l’attenzione sulla necessità della riformulazione di un disegno di legge complessivo che preveda una riforma generale di tutta l’amministrazione regionale, che comprenda anche il personale amministrativoal quale, sempre in sede di prima applicazione, andrebbe, con urgenza, esteso il diritto ad un giusto inquadramento giuridico in linea con le mansioni effettivamente svolte e che renda la forza lavoro del comparto (che consente il raggiungimento degli obiettivi amministrativi degli uffici e degli stessi dirigenti) moderna, snella ed efficiente“.

Ma su cosa hanno posto il focus i sindacati? 

Tra i punti più contestati c’è l’articolo 1, “Ordinamento della dirigenza. Revisioni e chiarimenti sono richieste in merito ai commi 2, 3, 4, 5, 6, 7. In particolar modo si chiede che le percentuali da destinare al personale dell’Amministrazione regionale vengano aumentate al 50%, considerato che non esistono riserve per la dirigenza, a esclusione di quelle per il personale interno e “di esplicare che l’inquadramento avverrà in automatico al fine di scongiurare le originarie previsioni contenute nell’accordo Stato Regione e che, al termine del comma 7, sia previsto che almeno il 10% della dotazione organica della dirigenza regionale di cui al successivo art. 2, sia riservato in prima applicazione ai funzionari direttivi a tempo indeterminato in possesso dei requisiti previsti dall’art. 1, comma 3, previa selezione con corso concorso“.

Da rivedere anche l’articolo 2, all’interno si chiede di fissare a mille unità la dotazione organica, eliminando i riferimenti alla possibile riduzione con decreto del presidente della Regione, e leModalità di conferimento degli incarichi dirigenziali, contenute nell’articolo 3, in particolar modo i commi 7, 5 e 3, nel quale è chiesto di eliminare “sia a il requisito che prevede che gli incarichi di dirigente generale possano essere conferiti : “…..a dirigenti dell’Amministrazione regionale che abbiano ricoperto incarichi dirigenziali per almeno 7 anni….” che il limite: “…del dieci per cento dei Dipartimenti regionali….” relativo ai soggetti di cui all’articolo 19, comma 6 del D.Lgs. 30 marzo 2021, n. 165 e s.m.i. fissandone un numero massimo di 2“.

Particolare attenzione all’articolo 4 sul “Trattamento economico. Le sigle sindacali chiedono garanzie sugli attuali trattamenti economici, affinché non subiscano variazioni in futuro e di eliminare le previsioni relative al trattamento economico accessorio e alla graduazione delle funzioni.

Fari puntati anche sulleModifiche e abrogazioni di norme” dell’articolo 5 e sulla “Disciplina delle attività professionali” dell’articolo 5 bis. 

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