Incompiute e cantieri infiniti. Il sindacato degli edili di Palermo, la Fillea Cgil, ieri ha lanciato l’allarme sul numero impressionante di appalti fermi in stand-by o bloccati dalla burocrazia.
«Tra i casi emblematici di ritardi, l’Anello ferroviario: in costruzione da 3 anni, il lavoro è ancora in fase iniziale. O la realizzazione della rete fognaria in via Messina Marine. Dopo due anni dall’indizione della gara l’opera, tra le più significative del piano annuale, è ancora in fase istruttoria».
“Scandaloso” per la Fillea anche l’andamento dei lavori del raddoppio ferroviario Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono, aggiudicato nel 2012 al contraente generale Toto Costruzioni: «l’azienda, dopo 6 anni, deve predisporre ancora la cantierizzazione», denuncia Francesco Piastra, riconfermato ieri all’unanimità segretario generale degli edili di Palermo .
E ancora, il passante ferroviario. L’appalto di quasi un miliardo di euro «rischia di non essere ultimato a causa dei contenziosi tra la stazione appaltante Rfi e la Sis: alcuni tratti previsti dal contratto non verranno definiti. Perché lo Stato accetta, dopo aver speso quasi un miliardo di euro, che Sis consegni i lavori parzialmente? – ha chiesto Piastra – Non è accettabile. Consegneremo il dossier del licenziamento di tutti i 224 lavoratori avviato dalla Sis all’assessore Falcone. Non ci accodiamo alle dichiarazioni di Rfi e della stessa Regione, che affermano che i lavori sono stati sostanzialmente completati. Non è così, il raddoppio ferroviario non è completo».
Non “tollerabile” per la Fillea nemmeno il ritardo accumulato per ammodernare la Palermo-Agrigento. “Sono trascorsi 17 anni e il primo lotto dell’opera non è stato terminato – evidenzia Piastra – L’Anas aveva iniziato la progettazione nel lontano 2001. Gli altri due lotti previsti non sono stati nemmeno appaltati”.
Insomma, un settore, quello degli appalti nel Palermitano, compromesso. «Un settore ridotto ai minimi termini – ha aggiunto Piastra – in una provincia che avrebbe bisogno di infrastrutture. E drammatico è il calo degli investimenti pubblici a Palermo. Il Comune non riesce a cantierare le opere previste nel piano annuale del 2017, per circa 89 milioni di euro. A luglio è stato stimato che solo il 15% dell’importo è stato impiegato per l’avvio delle procedure di appalto o per l’apertura dei cantieri. Dai bandi alle aggiudicazioni passano anni. Non possiamo accontentarci delle risposte date dall’amministrazione, sulla carenza di dirigenti tecnici. O che la responsabilità è dell’Urega. Occorre una collaborazione degli enti. La città metropolitana potrebbe, in una logica di collaborazione col Comune, mettere a rete le proprie competenze tecniche, che sono spesso sottoutilizzate».
«Un dato inequivocabile è la perdita di 10 mila posti di lavoro nell’ultimo decennio – ha dichiarato il segretario al congresso – E purtroppo la tendenza negativa continua anche nell’ultimo anno edile. Sono in calo tutti gli indicatori: massa salari, ore di lavoro, numero di imprese, addetti».
Nell’anno edile in corso (ottobre 2017-luglio 2018) la situazione risulta drammatica: si passa da 2.020 imprese attive a 1.821 (-9,25 per cento), da 9.277 a 8.882 addetti (-12,88 per cento), la massa salari sconta una perdita di oltre 12 milioni di euro (da oltre 68 milioni a 56 milioni). Il calo è più consistente nei lavori pubblici (7 milioni) rispetto ai lavori privati (4 milioni).
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