Il governo Schifani ribadisce che i conti della Regione sono in ordine e che nessuna conseguenza scaturisce dalla decisione della Corte costituzionale. Quest’ultima ha infatti dichiarato illegittimo l’articolo 7 del decreto legislativo 27 dicembre 2019, 158 con il quale la Sicilia veniva, di fatto, autorizzata a spalmare in dieci anni il disavanzo residuo, anziché nei tre anni previsti dalla legge.
Sulla questione del “no” al ripiano del disavanzo della Regione Siciliana in dieci anni, il governatore siciliano Renato Schifani, commenta: “La sentenza della Corte costituzionale dichiara illegittima la norma del 2019 che consentiva di diluire in dieci anni il disavanzo della Regione a quel tempo esistente. L’equilibrio dei nostri conti, comunque, non è in discussione poiché nel frattempo abbiamo rispettato le indicazioni di Roma e della Corte dei conti, abbattendo il disavanzo e rimettendo la Sicilia in regola. In ogni caso, la norma oggetto della sentenza è stata superata dalla disposizione legislativa del 2022 che accorda alla Sicilia il ripiano del disavanzo in otto anni”.
Nel 2022 – spiega il governo Schifani – la Regione è scesa da 6 a 4 miliardi di euro e per il rendiconto 2023 le previsioni accreditano un ulteriore calo di ben 500-700 milioni. Schifani proseguirà, dunque, nella virtuosa operazione di ripiano del nostro debito, senza incidere sul livello dei servizi offerti dalla Regione, e anzi potenziandoli e incrementando gli investimenti.