In Sicilia la dispersione scolastica continua ad essere un problema non da poco da risolvere. Il fenomeno riguarda le scuole di ogni ordine e grado ed è ormai diventata una cronica emergenza per il mondo della scuola. L’Isola rimane una delle regioni italiane in cui la situazione è più preoccupante, nonostante i nuovi indici del dossier dell’Ufficio scolastico regionale aprano qualche spiraglio di luce per un miglioramento futuro.
L’indagine dell’Usr, condotta su più di 2.500 istituti, ha evidenziato che rispetto all’anno 2021/2022, la dispersione scolastica si è ridotta di un solo punto percentuale per quanto riguarda le scuole superiori, e di appena mezzo punto nelle scuole medie. Al contrario, è peggiorata la situazione delle scuole primarie, lì dove l’attenzione da parte dei genitori sulla frequenza dei propri bambini dovrebbe essere maggiore.
Sull’argomento sono queste le parole di Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia: “Sicuramente c’è un trend positivo, e questo scaturisce anche dalle strategie messe in campo in alcune scuole. Il dato è comunque allarmante, perché sappiamo che abbiamo punte del 25% in Sicilia, in alcuni contesti territoriali più difficili. È una media regionale che è quasi il doppio di quella nazionale ed europea”.
La drammaticità della situazione viene accentuata anche dal ridimensionamento scolastico attuato nell’ultimo periodo sulla base di scelte nazionali. A tal proposito, Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale Anci Sicilia, a margine della prima riunione della Commissione tecnica in materia di pubblica istruzione sottolineano: “Verranno tagliate circa 100 istituzioni scolastiche. Questo quadro allarmante sul piano demografico, dello spopolamento e della dispersione scolastica determina inevitabilmente un progressivo indebolimento del sistema educativo“.
In termini assoluti, Catania è la provincia nella quale si è verificato il maggior numero di casi di abbandono scolastico nell’ultimo anno, seguita a stretto giro da Palermo e Siracusa. Alle pendici dell’Etna, soltanto nel ciclo scolastico appena trascorso, gli episodi accertati sono stati 247. In termini percentuali, invece, a Siracusa c’è il dato più allarmante. Sui circa 14.000 studenti aretusei iscritti, ben 183 hanno lasciato la scuola nell’anno appena concluso.
Nelle scuole superiori catanesi e messinesi la diffusione del fenomeno è stata ancora maggiore che nell’anno scolastico 2021/2022. Sintomo chiaro che la tendenza negativa non è stata ancora del tutto invertita. La situazione, in alcuni casi, è perfino peggiorata rispetto al passato. Un vero e proprio cambiamento di rotta è ancora lontano.
Per contrastare il fenomeno occorre comprendere le cause che lo generano. Il cambiamento può concretizzarsi soltanto attraverso azioni che possano contrastare i fattori generatori del problema. Secondo il dossier dell’Usr, le cause vanno ricercate principalmente nei disagi sociali, economici e culturali con i quali i bambini e i ragazzi sono spesso costretti a convivere.
Non vanno neppure trascurate le altre motivazioni, come ad esempio i disagi psicoemotivi e le difficoltà relazionali con i genitori. Per fare alcuni esempi: nella provincia di Caltanissetta proprio gli ostacoli di natura psicologica sono stati tra le principali cause generatrici degli episodi di abbandono scolastico nella zona. A Trapani, invece, il fattore più incisivo nella determinazione di questi risultati è stata la difficoltà relazionale degli studenti con i propri coetanei.
Talvolta, la motivazione principale per gli studenti e le studentesse è rappresentata dalla mancata integrazione a seguito del fenomeno migratorio. Non è un caso, infatti, che l’indice di dispersione scolastica sia ancora più alto se si prendono in considerazione soltanto gli studenti stranieri. In quattro delle nove province siciliane, infatti, la percentuale per questa categoria di studenti è a doppia cifra, sia nelle scuole medie che superiori. Le province in questione sono Enna, Agrigento, Trapani e Ragusa. La situazione appare leggermente migliore nelle scuole primarie, sebbene l’indice continua ad essere maggiore per gli studenti stranieri rispetto a quelli con cittadinanza italiana.
Ogni causa che amplia il numero dei casi va contrastata al più presto ed efficacemente. Ma come?
Secondo Adriano Rizza (Flc Cgil Sicilia), le piaghe del precariato e della povertà educativa in ambito scolastico hanno molte responsabilità nel dilagare del problema. Il segretario generale spiega: “Nelle scuole ogni anno cambiano gli insegnati, perché ci sono circa 200.000 precari in Italia. Questo aspetto si ripercuote su due versanti: da un lato quello dell’occupabilità e del diritto al lavoro dei precari e dall’altro lato quello della continuità didattica. Un altro fenomeno che qua incide è la povertà educativa. Vorremmo per le scuole siciliane le stesse opportunità delle scuole del centro Nord, come laboratori, palestre, servizi di trasporto e servizio mensa”.