GUARDA IL VIDEO IN ALTO
Un iter difficile, allungatosi complessivamente per 15 anni dalla loro istituzione. Adesso, per i distretti produttivi siciliani pare raggiunto l’agognato punto di partenza. Dopo lunghi stop, rinnovi e nuovi riconoscimenti, oggi sono stati firmati e consegnati i decreti che dovrebbero tracciare la definitiva geografia sul territorio isolano di queste aggregazioni di piccole e medie imprese ad alta specializzazione produttiva . Un modello che dal secondo dopoguerra in avanti si è radicato soprattutto nel centro nord del paese (con alcune significative eccezioni anche nel Mezzogiorno)muovendo lo sviluppo di diversi settori dell’economia nazionale.
I distretti riconosciuti sul territorio regionale sono 13, per una rete complessiva di 976 piccole e medie imprese, operative su un variegato panorama di settori. Catania e Palermo, le provincie che ne contano di più: 3 per ciascuna. Nel capoluogo etneo, il Distretto Agrumi di Sicilia, uno dei primi a nascere, nel 2008, oggi con 54 imprese aderenti; il Distretto della Pietra Lavica di Belpasso, stesso numero di aziende incluse nella filiera dell’estrazione della lavorazione del basalto dell’Etna e quello del Ficodindia di Sicilia, a San Michele di Ganzaria, costituito da 66 imprese. A Palermo operano invece il Distretto della Meccatronica (93 aziende specialiste nei campi dell’informatica e dell’automazione), il Distretto Nautico del Mediterraneo (54 imprese) e il Distretto della moda Mythos (66 tra imprese del settore tessile e altri collegati, come quelli degli accessori e della vetrinistica). L’elenco continua con il Distretto della Pesca e della Crescita Blu di Mazara del Vallo, il più grande dell’Isola con un attuale reticolo di 111 imprese e prima realtà distrettuale a nascere in Sicilia (nel 2006), il Distretto orticolo sud-est Sicilia e quello Lattiero Caseario, entrambi a Ragusa, rispettivamente con 86 e 90 imprese aderenti e il Distretto Ecodomus di Licata, 65 imprese specializzate nella filiera edilizia e delle energie rinnovabili. Nella provincia di Caltanissetta, a Mazzarino, ha sede il Distretto Frutta secca di Sicilia, 93 aziende di coltivatori, trasformatori e rappresentanti di produttori che ruotano attorno alla raccolta e la lavorazione di mandorle e pistacchi, carrubbe e noccioli, castagne e noci, mentre a Messina lavorano le 64 piccole e medie imprese del Distretto Filiera delle Carni. Chiude la lista il Distretto ortofrutticolo di qualità, che collega 83 imprese agroalimentari nell’area di Siracusa.
In Sicilia i distretti produttivi siciliani vennero istituiti dalla Regione nel 2005. Obiettivo, integrare le filiere produttive e supportarle con specifici fondi. Da allora, però, queste organizzazioni hanno espresso soprattutto potenzialità ma pochi risultati concreti: “Si è andati a rilento perché anzitutto è complicato mettere in piedi e gestire strutture complesse come queste, ma anche perché la Regione siciliana non ha fatto molto per i distretti, sempre esclusi dalla programmazione comunitaria: ovvio che senza proporzionate risorse economiche non si sia potuti andare avanti -dice Federica Argentati, presidente del distretto Agrumi di Sicilia – Nel nostro caso, ci siamo costituiti in società consortile con imprese di tutta la filiera, oggi abbiamo molti partner e siamo riusciti a ottenere buoni risultati nel mercato grazie alla valorizzazione delle singole filiere. Quella degli agrumi è tra l’altro una delle produzioni siciliane più significative: dalla Sicilia arriva il 58% della produzione agrumicola nazionale“.
Sempre sul fronte agrumicolo, e in linea con il caldo ormai torrido dell’estate, la novità di quest’anno è la produzione (da parte di Sibeg, il gruppo capitanato dalla famiglia Busi che produce e commercializza in Italia le bibite a marchio The Coca-Cola Company) di un nuovo soft drink: la Fanta limonata fatta al 100% con limone Igp di Siracusa. Prodotto che va ad aggiungersi all’aranciata prodotta con l’arancia rossa siciliana Igp, nel mercato dall’anno scorso: “Un altro passaggio importante sul fronte sia della trasformazione dei prodotti agrumicoli sia commerciale grazie all’accostamento della produzione agrumicola isolana a uno dei loghi più forti a livello mondiale sotto il profilo della comunicazione – considera Argentati – Ma competere nei mercati internazionali con prezzi competitivi è una sfida difficile e per vincerla la condizione è fare squadra, massa critica, per lavorare sulla qualità e portare avanti efficaci azioni di marketing nei paesi target. Ed è proprio questo l’obiettivo centrale dei distretti“.
Occorre insomma che il tessuto delle piccole e medie imprese creda di più nel sistema distrettuale. E urge che a farlo siano, adesso più che mai, le istituzioni. “Quando mi sono insediato la situazione era davvero critica – ha sottolineato l’assessore Mimmo Turano – fino al 2017 il sistema dei riconoscimenti dei distretti produttivi risultava di fatto bloccato in una sorta di limbo, in quanto non si era proceduto ai rinnovi o a nuove istituzioni”.
Adesso, l’annunciato cambio di marcia: “Con il presidente Musumeci abbiamo ripreso il dialogo e il confronto con i distretti ma soprattutto abbiamo messo in campo gli strumenti per farli ripartire, puntando anche a un sostanziale riordino con cui abbiamo ‘doppioni’ e sovrapposizioni all’interno delle filiere”.
Fondamentale per la ripartenza del sistema è stata la revisione delle procedure per i riconoscimenti approntata dagli uffici del Dipartimento Attività produttive. Con il nuovo iter avviato nel febbraio scorso vengono eliminate le criticità che avevano causato la paralisi delle pratiche di riconoscimento: nello specifico – informano all’assessorato regionale Attività Produttive – oltre ad un adeguamento dei criteri di valutazione, il nucleo di valutazione precedentemente previsto viene sostituito da una commissione di valutazione interna al Dipartimento Attività produttive e si amplia dal prossimo rinnovo il riconoscimento temporale dei distretti da tre a cinque anni.
Punto focale le prospettive prossime venture dei distretti appena riconosciuti rispetto alle progettualità da mettere in campo per intercettare i fondi strutturali della nuova programmazione comunitaria: “Per favorire il dialogo tra mondo produttivo e istituzioni abbiamo creato un apposito ufficio per i distretti presso il dipartimento Attività produttive e riattiveremo la Consulta per il loro coordinamento e concertazione – spiega Turano -. Non vogliamo limitarci a far ripartire il sistema intendiamo dargli nuova vitalità”.
Tredici distretti, per spingere l’economia siciliana. Numero controverso: sfortunato, ma anche no. Anzi, d’auspicio.