Carissimi
Che caldo, o è una impressione mia?
Di questi tempi uno dei programmi televisivi che più mi fanno incazzare sono le previsioni del tempo fatte al nord da Ski e Mediaset, dove mostrano una cartina dell’Italia con una parabola di colore arancione che copre la penisola fino al suo centro, o anche un po’ più su e poi una zona padana e alpina tutta tempestata da segnali di pioggia, mentre il conduttore o la bella velina conclude con la frase: “domani migliorerà. Le temperature aumenteranno.”
Le temperature aumenteranno? E lo dici con quel sorriso accattivante? Scendi cinque minuti a Palermo e prova a mettere il naso fuori dalla porta.
Di questo tempo neanche le “piedofili” postano le loro gambe abbronzate nelle foto in barca o in riva al mare per paura di ustionarsi, ma di brutto.
Ecco io sono nato qui e sapevo a cosa andassi incontro, mi poteva andare peggio, nascere a quel tempo in India, durante la mitica “fame in India” e non poter mangiare gli aiuti umanitari fatti di scatolette di “carne Simmental” perché ritenute sacre in quanto “santine”.
Potevo nascere tra gli aborigeni e stare tutto il tempo con il cu.. di fuori e uno stecchino conficcato nel naso, ma non dico che era necessario nascere in Tirolo “con le caprette che mi facevano ciao”, ma pure in Lapponia a mangiare licheni basta che ci fosse stato un po’ di fresco.
È notorio, soffro il caldo, ma devo dire che tranne qualche giornata terribile che io ricordo con terrore, un tempo sì, faceva caldo, ma non così?
Ricordo lo scirocco e i suoi tre giorni terribili, dove bisognava uscire come i Tuareg, ma poi ventilava, andavi a Mondello, c’erano le capanne, ma c’era anche la spiaggia libera ……….. che bella parola …… libera, nel bagno asciuga dove mitici personaggi dai piedi d’amianto (prima che lo proibissero) andavano percorrendo l’intero golfo da una punta all’altra gridando “Cocco bello, Cocco” oppure “Pollanche, che so belle e pollanche” e io piccolo bambino attraversavo con prudenza e andavo alla Sirenetta a comprare la ciambella, una delle cose più belle, negli anni mangiati, prima di sentire il mio nome negli altoparlanti del centro radio, vicino il Commissariato (di Mondello) dove l’eterno Zio Pippo faceva i suoi giochi radiofonici tra un disco e l’altro, tanto da essermi convinto che lo Zio Pippo fosse quello che chiamavano disk jockey (tutto ciò molto tempo prima di conoscere Mario Caminita).
Poi crescendo le estati passavano, tra il mare, una partita di calcio al campo bianco sopra il circolo del tennis in favorita, rigorosamente alle 15.00 unico orario disponibile per noi e infine il cornetto Algida.
Si poteva crescere meglio?
Ricordo ancora la bellezza “stilnovistica” della più carina compagna d’istituto, mitizzata e allapazzata da tutti, che stava con il più stronzo, più grande di lei di tre anni e già in possesso di motorazzo o addirittura della macchina, mentre io a dire a Bengu (compagno di classe e amico dell’adolescenza) “ma, secondo te, con il CIAO in due ci arriviamo al villino dei tuoi cugini a Carini?”
E lui, saggiamente (o Dio è un termine un po’ forte per uno dei miei migliori Amici di sempre) “Caro Renzo il sellino e piccolo, quando ti convincerai a mettere la sella lunga? Prima o poi ti dovrai fidanzare?”
Tutto ciò prima di partire e ritornare ovviamente da Carini, in due su quel sellino.
A quell’età non ti fermava nulla. Per la cronaca poi io misi la sella lunga al CIAO ma non lo utilizzai più, aveva perso il fascino e poi era giunta l’epoca per me della 500.
Quanto caldo alle nostre spalle, ma siamo cresciuti bene e oggi guardiamo i ragazzi che fummo e i ragazzi di oggi senza giudicarli, ma ci chiediamo se stiano vivendo le stesse emozioni che noi provammo.
Un caldo abbraccio, Epruno.
P.S. Grazie a tutti quelli (eravamo tanti) che hanno condiviso domenica scorsa la serata di festa con pseudo-reading, talking e torta finale per i 25 anni di scrittura di Epruno. È stato bello.