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Don Scordato: “Ridurre stipendi ed indennità di politici ed amministratori pubblici”

mercoledì 14 Febbraio 2018
Padre Cosimo Scordato

Ci sono dei diritti che sono stati acquisiti con contratti e con prassi che hanno consentito un ingigantimento di stipendi, indennità e benefit di ogni genere che negli anni si sono stratificati. Queste acquisizioni vengono considerate giuste perchè sono state deliberate o stabilite con una legge ad hoc o con un regolamento. Io non so quale sia la strada giuridica da percorrere per ridurre stipendi ed indennità più elevati. Lascio questa domanda aperta, ma va fatto“.

Lo ha affermato in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Italpress il parroco dell’Albergheria di Palermo, Don Cosimo Scordato.

Dopo il recente scambio di battute con il segretario generale dell’Ars, Fabrizio Scimè, Don Scordato è tornato sulla questione stipendi, commentando anche le recenti parole del presidente del Senato Pietro Grasso. “Per motivi di equità sociale  – ha detto Don Scordatogli stipendi più alti dovrebbero essere abbassati, compresi quelli dei presidenti di Senato e Camera e quello del presidente della Corte costituzionale, e andrebbero aumentati gli stipendi più bassi“.

Poi tornando sulla Sicilia il parroco dell’Albergheria ribadisce: “siamo ultimi in tutto. Il nostro statuto speciale non ci e’ servito a niente. Tanto vale che diventiamo una regione normale. Non voglio fare un appello ai leader politici candidati alle elezioni nazionali perchè le promesse che farebbero non sarebbero credibili. Le indennità e gli stipendi di politici ed amministratori pubblici hanno creato delle situazioni di privilegio. E’ ingiusto il fatto che da un lato si tenda a salvaguardare diritti e privilegi acquisiti ma dall’altro però non si tiene in considerazione la condizione più diffusa di indigenza di tante persone che non hanno diritti e opportunità lavorative adeguate – continua Don Scordato –. Molti giovani preparati non trovano lavoro, gli anziani vivono con pensioni basse, molte donne non hanno possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro, molte persone lo hanno perso. Mi sembra che stiamo vivendo la parabola del ricco Epulone. Da una parte c’e’ il ricco che pensa soltanto alle sue ricchezze da salvaguardare e non guarda il Lazzaro ai piedi che vive solo di briciole. C’e’ chi ha tendenza ad avere sempre di più e c’e’ chi non ha e va perdendo quel poco che aveva. Una società che vive con queste contraddizioni non sta creando le condizioni migliori ne’ per una pace sociale, ne’ per un’integrazione migliore“.

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