Donna Franca Florio è stata simbolo di un’epoca, la Belle Époque, e di una città, Palermo. Ed è, infatti, nella Palermo della Belle Époque, che Donna Franca visse gli anni migliori della sua vita, tra feste, ricevimenti e lusso. Anni, in cui gli affari della “dinastia” industriale dei Florio raggiunsero il proprio culmine.
Donna Franca era dotata di una bellezza coinvolgente che divenne mito, bellezza immortalata nel 1901 dal pittore Giovanni Boldini, in un ritratto divenuto celeberrimo.
Ignazio Florio Junior, il più ricco industriale della Sicilia, s’invaghì perdutamente di Donna Franca. Il padre della donna, il barone Pietro Jacona di San Giuliano, tentò in tutti i modi di allontanare Ignazio Junior dalla figlia, sia perché Ignazio, nonostante fosse un grande industriale, era di umili origini, sia perché l’uomo aveva fama di essere un donnaiolo. In realtà i Florio, ormai, si erano imparentati con la nobiltà palermitana: Ignazio Senior, si era sposato con la baronessa Giovanna D’Ondes, mentre la figlia Giulia era diventata moglie di Pietro Lanza, principe di Trabia e di Butera. Così, dopo diverse peripezie, Ignazio Junior e Franca si unirono in matrimonio l’11 febbraio 1893.
Giovanissima, Donna Franca diventava una Florio, entrando nella sfarzosa residenza dell’Olivuzza, e ponendosi, accanto al marito che sempre lo consiglierà negli affari, al vertice di un impero economico incredibilmente vasto, che alla fine del XIX secolo rappresentava una delle realtà industriali più prospere del panorama italiano ed europeo. Numerosi, infatti, erano i settori in cui operavano i Florio: da quello chimico, metalmeccanico, conserviero, manifatturiero, estrattivo a quello enologico, con la produzione del pregiato marsala, a quello assicurativo e bancario, fino a quello armatoriale. A tal proposito, ricordiamo la Società di navigazione italiana, che costituiva una delle flotte più imponenti d’Europa.
Donna Franca fece girare la testa a mezzo Continente europeo tra intellettuali, artisti, poeti ma anche tra grandi personaggi politici, sovrani e imperatori. Gabriele D’Annunzio ne rimase estasiato definendola “l’Unica” e il Kaiser di Germania Guglielmo II la ribattezzò “Stella d’Italia”. Il grande musicista e compositore Johannes Bramhs, durante un soggiorno a Palermo, affascinato dalla donna, regalò il suo pianoforte ai Florio, suonando per loro e per pochi intimi.
Donna Franca veniva spesso definita “la regina di Palermo” in quanto indiscussa protagonista della vita mondana palermitana, in grado d’intrecciare importantissime relazioni con personaggi di primo piano dell’Europa del tempo, che sempre più amavano trascorrere alcuni periodi dell’anno tra Palermo e Taormina, grazie ai Florio e al fascino di Donna Franca.
Franca Florio era una donna fuori dal comune: bella, alta, magra, bruna, elegante nei comportamenti, di grande cultura, amante dell’arte, dotata di raffinata intelligenza, amabile conversatrice, capace di attirare l’attenzione non solo grazie all’aspetto e alle sensuali movenze ma anche grazie alla capacità d’intrattenere con le parole, carismatica e ironica, conoscitrice delle lingue straniere.
Donna Franca e Ignazio Junior intendevano europeizzare il più possibile la Sicilia cercando di attirare investimenti stranieri sull’Isola e, allo stesso tempo, tentando di rendere Palermo una città in grado di attirare le élite internazionali. In tale progetto di europeizzazione e sviluppo della Sicilia, venne costruito l’albergo di Villa Igea e venne completato il maestoso Teatro Massimo, progettato dall’architetto Ernesto Basile, e in grado di attirare artisti di grande prestigio. Basile fu pure l’architetto di Villa Igiea, la cui inaugurazione avvenne nel dicembre del 1900, un evento che attirò alcune delle più prestigiose testate giornalistiche al mondo come “Le Figaro” e il “New York Times”. Potremmo dire che il cuore di Villa Igiea era costituito dal “Cercle des étrangers”, un’elegante struttura dotata di saloni da pranzo, da ballo, da gioco.
I Florio, all’Olivuzza e a Villa Igea, ospitarono i reali di tutta Europa. Donna Franca era amica personale dei sovrani d’Inghilterra, dei Savoia, del Kaiser Guglielmo II di Germania, dei Rothschild, grandi banchieri e imprenditori, dei Whitaker, grandi industriali, soprattutto del vino marsala. E un altro grande ammiratore della “regina di Palermo” fu l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, il quale le fece diversi doni durante i suoi soggiorni viennesi. Ma Donna Franca, nonostante i numerosi corteggiatori e le numerose occasioni (ad esempio, a volte, si recava senza Ignazio a Saint Moritz o in Costa Azzurra) rimarrà sempre fedele al marito, sebbene quest’ultimo avesse molte amanti.
Le copertine delle riviste femminili erano dedicate a Donna Franca, esempio di classe e bellezza, con vestiti alla moda e gioielli preziosi. I gioielli di Franca Florio venivano commissionati ai migliori orafi del mondo, come Cartier e Lalique. Pensiamo alla celeberrima collana di 365 perle, un gioiello davvero unico e regale: si racconta che, addirittura, la regina Margherita di Savoia ne rimase stupefatta, provandone invidia.
Ma Donna Franca fu una donna anche generosa e altruista, impegnata, insieme al marito, in opere filantropiche: venne realizzato l’Istituto per ciechi, le cucine economiche e gli alloggi popolari. E i due coniugi s’impegneranno in prima linea per aiutare la città di Messina colpita da un devastante maremoto nel 1908. Infatti, appresa la notizia, Ignazio e Donna Franca salparono sulla nave ammiraglia della loro flotta, il Sultana, dirigendosi nella città dello Stretto con cibo, indumenti e medicine.
Donna Franca Florio fu simbolo della Belle Époque palermitana. Riuscì, grazie alle sue qualità intellettuali, morali, manageriali e relazionali a coltivare profonde ed estese amicizie con le élite del suo tempo per fare della Sicilia una terra moderna ed europea. Ma non solo. Donna Franca, con il suo stile di vita, divenne, non soltanto per l’aristocrazia palermitana ma anche per le élite europee, modello di maniere e di gusti.