“La promozione del capo centro della DIA di Catania, Renato Panvino, a questore vicario di Nuoro riconosce il valore di un importante protagonista della lotta alla criminalità e alla mafia, ma priva il nostro territorio di un autorevole riferimento. Le azioni di contrasto alla malavita organizzata che il capo centro ha portato avanti negli ultimi anni, insieme alla sua squadra, hanno permesso al territorio di rialzare la testa e di uscire dalla spirale di azioni criminose e collusioni con ambienti politici e istituzionali che per anni ne hanno bloccato la crescita e il sano sviluppo”.
Lo afferma Nicola D’Agostino, capogruppo di Sicilia Futura all’Ars e componente della Commissione regionale Antimafia.
“Innumerevoli – prosegue – sono state le azioni che la DIA di Catania ha portato a compimento, anche nei confronti di personaggi di rilievo del mondo politico e amministrativo: le sue inchieste hanno riguardato diversi settori della pubblica amministrazione, dalla sanità, ai rifiuti, al CAS, ai mercati ortofrutticoli. Averlo avuto ospite in commissione Antimafia ci ha permesso di comprendere appieno sforzi, responsabilità e rischi di chi sta sul campo operativamente. Al suo attivo, anche centinaia di milioni di euro sequestrati alla malavita. Usando le parole del procuratore Zuccaro, la lotta alla mafia, a Catania “ha richiesto un impegno delle forze investigative qualificate nel contrasto alla criminalità non soltanto militare, ma dei colletti bianchi, scoprendo dei santuari fino a quel momento intoccabili innescando un nuovo corso nella lotta alla mafia”.
È con sincera gratitudine che porgiamo quindi i nostri migliori auguri di buon lavoro al dottore Panvino, personaggio di poche parole, riservato e lontanissimo dai salotti siciliani, il cui lavoro e i cui brillanti risultati hanno alimentato la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, e il cui esempio di coraggio rimarrà forte e duraturo in questa nostra città. Auspichiamo che il Ministro dell’Interno sostenga l’azione avviata dal Procuratore Zuccaro con il cosiddetto “modello Catania”, esaudendo le richieste dallo stesso formulate ai vertici delle forze dell’ordine. Occorre confermare e garantire sostegno di un modello di lavoro che si fa carico della gravosa e inedita battaglia avviata in questi ultimi anni per ridimensionare il peso delle organizzazioni criminali che si annidano nei palazzi e che hanno, con le loro azioni, danneggiato la collettività siciliana: utilizzando anche apparati dello Stato per ostacolare l’ascesa di funzionari pubblici e imprenditori onesti che avevano avuto come sola colpa quella di non inchinarsi ad alcune volontà politiche compromesse”.