Sono oltre cinquemila interrogazioni ai sistemi informatici (dallo Sdi per i precedenti di polizia e alle banche dati Serpico e Siva per scovare compensi, conti e beni immobiliari) in tre anni (2019-2022) effettuate dall’ex capo della squadra Sos (Segnalazione operazioni sospette) della procuratore nazionale antimafia, Pasquale Striano, di cui circa 800 ‘scremate’ – per il momento – nel corso dell’indagine della procura di Perugia sul presunto dossieraggio contestato al luogotenente della Finanza e, in parte al già sostituto procuratore Antonio Laudati.
Secondo le ricostruzioni di diversi giornali, Striano avrebbe cercato informazioni su politici, imprenditori ma anche vip e personaggi del mondo del calcio. La maggior parte delle interrogazioni illegali alle banche dati è avvenuta in prossimità di nomine politiche o di indagini giudiziarie.
Sono almeno quattro i siciliani che compaiono nella lista delle “ricerche” di Striano pubblicate da molti giornali.
C’è il deputato agrigentino Lillo Pisano, ex Capo di Gabinetto Vicario dell’assessore a Turismo della Giunta Musumeci Manlio Messina, eletto alla Camera alle politiche del 2022 e sospeso a tempo indeterminato da Fratelli d’Italia a causa di alcune sue dichiarazioni controverse effettuate in passato sulla propria pagina Facebook a sostegno di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Vladimir Putin.
Ricerche sarebbe state fatte anche sul conto del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che nella scorsa legislatura ha ricoperto la carica di Assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professione e precedentemente è stato Rettore dell’Università di Palermo.
Compare anche il nome di Piero Amara, l’avvocato siciliano che è da anni al centro di scandali giudiziari e che è stato indagato, arrestato, scarcerato, e poi di nuovo finito sotto inchiesta. Di recente è diventato protagonista del caso relativo alla loggia segreta Ungheria.
Sorprendente la presenza nella lista di un prete. Si tratta del sacerdote trapanese don Alberto Giardina che attualmente ricopre la carica di direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Conferenza Episcopale Italiana.
Ci potrebbero però essere anche altri nomi. Il computer e lo smartphone furono sequestrati a Striano dalla Procura di Roma soltanto qualche giorno dopo l’interrogatorio. Quando la polizia giudiziaria arrivò a casa sua, Striano aveva già parlato con i magistrati, sapeva di essere indagato e aveva avuto il tempo di cancellare almeno in parte le comunicazioni.
Durante le indagini i magistrati di Roma si sono poi accorti che altri controlli con lo stesso sistema sarebbero stati fatti anche dal magistrato Antonio Laudati. L’inchiesta è stata quindi trasferita alla procura di Perugia, a cui competono le indagini che interessano magistrati in servizio a Roma.